Caro Napolista, discutiamo del nostro Napoli senza paraocchi? Ho bisogno di un confronto con voi
Caro Max, (prendo questa licenza poetica dandoti del tu) sono un assiduo frequentatore del tuo sito, scoperto ahimè recentemente ad inizio stagione, e ti scrivo per esprimere un malessere. Vorrei tranquillizzarti dicendoti che non sono un mitomane né uno stalker, e non credo che avrò l’ardire di ricontattarti (se non altro puoi star tranquillo). Ecco, […]
Caro Max, (prendo questa licenza poetica dandoti del tu) sono un assiduo frequentatore del tuo sito, scoperto ahimè recentemente ad inizio stagione, e ti scrivo per esprimere un malessere. Vorrei tranquillizzarti dicendoti che non sono un mitomane né uno stalker, e non credo che avrò l’ardire di ricontattarti (se non altro puoi star tranquillo). Ecco, Max, io non sono un tipo che vive di solo Napoli, benché ammetto sia un pensiero che settimanalmente mi accompagna, ma ho il bisogno, la necessità, di dirti che con questo Napoli, e con questo mi riferisco a squadra tifosi società, non sono d’accordo. Dissento da chi crea miti fin troppo facili, da Lavezzi a Cavani passando per Benitez (i rafaeliti) e gli altri, e dunque sento di poter giudicare costoro con l’occhio dell’analista e del fedele, ma non dello sprovveduto.
C’è una differenza abissale a mio avviso tra chi si professa tifoso e chi non ha occhi per vedere. Credo che l’essenza del calcio si manifesti sotto un duplice aspetto, forma e sostanza, spirito e natura: che partecipi dell’una o dell’altra, l’essenza del calcio è pur sempre la stessa. Voglio dire che c’è una indifferenza contenutistica alla base tra soggetto/forma/tifo e oggetto/materia/gioco-giocato. Ecco, io credo che la disputa portata avanti ed in seno alla tifoseria verta (certo anche inconsapevolmente) su questi aspetti.
C’è chi, vedendo l’indifferenza contenutistica tra soggetto ed oggetto, riflette se stesso nell’oggetto calcistico divenendone un tutt’uno e dunque non ne percepisce le sfaccettature, riversando nell’essere stesso del calcio questa indifferenza; e chi, riconoscendo questa indifferenza, nonostante tutto la concepisce come attributo delle ipostasi, non come un attributo dell’essere calcistico. Solo riconoscendo e concependo il tifo in questo modo, il tifoso sarà secondo me libero di criticare la sua squadra senza essere tacciato di incompetenza o di criticismo talebano. In questo bisogna crescere. E deve crescere la nostra società con noi. Capire che assolutizzarsi nei suoi mutismi e silenzi senza ascoltare la nostra voce, non aiuta noi e la squadra, e nemmeno la stessa società (che da anni percepiamo lontana, a guardia di un decantato tesoretto che goffamente adesso sembra scomparso).
Ecco, Max, non voglio dare lezioni a nessuno, io ventenne, ho solo necessità di un confronto con voi napolisti che non si riassuma in poche righe. Questo Napoli sta venendo a mancare sotto molteplici aspetti e non starà a me di certo farmi in questa sede allenatore o dirigente, però un confronto tra noi è necessario. Un confronto tra di noi e con noi stessi. Per non restare a bocca asciutta, per non farci succubi delle nostre passioni, per non perdere la speranza. Perché questa notte non sia di vacche tutte nere. Ti ringrazio per la tua eventuale attenzione. Un bacio, e forza Napoli sempre.
Luca Sarno











