De Laurentiis: «Napoli e Bologna sono gemellate sotto tanti punti di vista, il cibo in primis»
A Radio Serie A: «Bologna è una città che mi sta nel cuore, ci ho fatto film divertentissimi. Saputo è un bravo presidente. Vinca il migliore».

Db Riyadh 18/12/2025 - Supercoppa Italiana / Napoli-Milan / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Aurelio De Laurentiis
Intervenuto a Radio Tv Serie A, il presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis ha parlato della finale di Supercoppa che gli azzurri disputeranno questa sera (alle 20) contro il Bologna.
Le parole di De Laurentiis
«Bologna è una città che mi sta nel cuore, poi siamo avversari. A Bologna ho fatto film divertentissimi. Poi do un’importanza fondamentale al cibo, essendo di origine partenopea, e Bologna e l’Emilia Romagna non scherzano. Quindi ci troviamo gemellati sotto molti punti di vista. Poi Saputo è un bravo presidente, un americano importante. Vinca il migliore».
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Zazzaroni: Napoli e Bologna i due club meglio amministrati
Scrive Zazzaroni sul quotidiano da lui diretto:
Napoli-Bologna non è la finale giusta solo perché mette di fronte i vincitori di scudetto e coppa Italia. Lo è innanzitutto poiché conferma, sottolineandolo, il successo dei due club che negli ultimi quattro anni hanno compiuto i maggiori progressi sul piano della solidità, della stabilità e dei risultati. Insomma, quelli che – se vogliamo insieme all’Inter – hanno fatto le cose come si deve e chi se ne fotte se poi gli arabi li fischiano o non si presentano allo stadio perché conoscono e tifano esclusivamente Milan e Inter, Modric e Lautaro. Napoli e Bologna sono un esempio di come si deve fare calcio in Italia, qui siamo: proprietà fisica, riconoscibile e presente pur nel rispetto delle naturali differenze caratteriali (l’esuberante, spesso eccessivo Aurelio De Laurentiis e il riservatissimo Joey Saputo), amministratori esperti di numeri e politica sportiva sempre meno esposti dei loro “capi”, giusto uno o due passi di lato (Chiavelli e Fenucci), direttori sportivi di indubbie capacità portati (o costretti) a non uscire dai confini del ruolo (il giovane Giovanni Manna dopo Giuntoli e l’inimitabile Giovanni Sartori), ottimi scout e, naturalmente, allenatori d’alto livello (il vincente-subito Antonio Conte e il sempre più sorprendente Vincenzo Italiano, subentrato a Motta, a sua volta successore di Mihajlovic).











