Anatomia del gol di Neres: l’impercettibile contro-movimento dopo il passaggio a Hojlund, è da urlo
Finta di aprire il campo, invece ritorna su suoi passi e scatta per aggredire Cristante dritto per dritto. L'altro colpo di classe è Lobotka che gli lascia subito il pallone

As Roma 30/11/2025 - campionato di calcio serie A / Roma-Napoli / foto Antonello Sammarco/Image Sport nella foto: esultanza gol David Neres
Anatomia del gol di Neres
Neres ha fatto un gol da giocatore fenomenale qual è.
Un gol che racchiude tutto del giocatore moderno e “spacca-partite”, del giocatore che si mostra vera ed effettiva variabile indipendente per le squadre avversarie, le cui giocate nessun giocatore che gli si contrappone potrà mai essere in grado di leggere ed anticipare.
Come accade, appunto, quando si è al cospetto di calciatori che hanno la tecnica, la velocità di pensiero e di esecuzione, la verticalità e l’imprevedibilità di giocate che ha il brasiliano.
Il gol, tecnicamente, parlando, può a mio avviso essere scomposto in quattro fasi, ciascuna delle quali caratterizzata da “scelte” di giocata e di posizione, tecnica e rapidità di pensiero che hanno pochi giocatori al mondo.
Si tenga presente che per chi scrive, lo dico senza problemi di sorta da almeno un anno, Neres è più forte di Kvaratskhelia proprio in virtù di una dote particolare che il primo ha rispetto al secondo: la possibilità di saltare uomini e scompaginare difese schierate partendo da fermo, e non necessariamente dopo aver preso velocità e progressione come a mio avviso aveva bisogno il georgiano; Neres, in buona sostanza, scattando da fermo in conduzione palla ruba almeno 2 metri al primo uomo che lo contrasta anche “a campo finito”, cioè anche vicinissimo alla linea di fondo, mentre in quella zona Kvaratskhelia ha bisogno di rientrare nel campo o di scaricare il pallone al compagno a supporto, perché questo spunto non ce l’ha.
Il gol, dicevamo.
Appunto, è scomponibile in quattro fasi.
La prima fase.
È quella passata in sordina, su cui pochi si sono concentrati e che, a mio avviso, non solo sta facendo la felicità di Conte, ma sta facendo capire a tutti che Neres è calciatore vero, moderno, cioè in grado non solo di fare le due fasi (anche se quella difensiva la fa in modo più “posizionale” che di contrasto effettivo), ma anche di non far “scemare” l’intensità di quella offensiva in virtù della stanchezza subita per avere appena terminato quella difensiva.
C’è una palla contesa al limite dell’area del Napoli (centro-destra per la squadra che difende), appunto in “zona Neres”.
La palla, in particolare, viene letteralmente sradicata dal piede del portatore/calciatore della Roma da un tackle strepitoso del difensore del Napoli, ed a quel punto è una palla che torna nella disponibilità del Napoli, in particolare di Lobotka.
Qui avviene una cosa incredibile.
Lobotka, che in pratica ha il pallone tra i piedi, non lo tocca nemmeno e lo lascia a Neres, il quale, udite udite, è l’ultimo uomo dietro la linea difensiva del Napoli ed è quello, nella zona in questione, più lontano dal pallone.
Ma poco importa, perché con uno scatto impressionante da fermo Neres copre in una frazione di secondo la distanza di almeno 8 metri che lo separa dal pallone, scatta verso quest’ultimo e se ne appropria dopo che lo slovacco glielo lascia – letteralmente – evitando di toccarlo o controllarlo, ed evitando così di far perdere quel tempo di giocata che il brasiliano si è guadagnato con lo scatto in questione, prima ancora che con l’idea che, evidentemente, ha già in testa in quel momento (cioè agli albori dell’azione che porterà al gol).
Neres, in quel momento, ha già visto che se si appropria del pallone e può dare seguito al suo scatto impressionante, ha campo completamente aperto davanti a lui.
La seconda fase.
È quella in cui Neres inizia a condurre il pallone, mentre già scatta verso la metà campo avversaria.
In questa fase, le cose da giocatore fenomenale che fa Neres sono due.
La prima è il movimento in conduzione palla che il brasiliano fa rispetto alla linea di campo che Hojlund in quella fase aggredisce.
In poche parole, Neres inizia a condurre palla, con la sua velocità impressionante, nella direzione contraria a quella in cui il compagno scatta.
Hojlund, infatti, per portare via uomini al compagno e lasciargli la linea di conduzione verticale libera, scatta verso destra, e Neres, che capisce al volo movimento ed intenzione del compagno, invece scatta verso la metà campo avversaria dritto per dritto, proprio sfruttando lo spazio che il primo uomo in pressione della Roma (sbagliando) gli lascia perché sceglie di seguire il danese.
Ma non finisce qui.
Neres capisce quando scaricare il pallone ad Hojlund, che è esattamente il momento in cui il danese ha terminato lo scatto per andare a guadagnarsi la linea del fallo laterale e può girarsi verso il brasiliano per fargli capire che è pronto a ricevere il pallone, perché ha la corretta postura del corpo per poterlo finalmente fare (nei due secondi che precedono tale momento, il danese sta infatti impegnandosi nello scatto in questione e quindi non potrebbe efficacemente ricevere la palla, perché è quasi di spalle al compagno).
A quel punto, Neres gli passa la palla, facendola passare nello spazio lasciato aperto tra il secondo uomo che cerca di contrastarne la corsa e quello che sta andando a cercare di coprire (in ritardo) la linea di passaggio in questione.
Qui avviene, a mio avviso, il capolavoro di Neres.
Passa la palla ad Hojlund e fa un contro-movimento, quasi impercettibile (riguardate bene l’azione) con cui finta di scattare dalla parte opposta, cioè finta di aprire il campo, ma invece ritorna su suoi passi e scatta per aggredirlo dritto per dritto, passando (appunto: non più dietro, come aveva fatto finta di fare, ma) davanti a Cristante, per poi accelerare da vero e proprio centometrista (ma aveva già scattato per 30 metri, prima di cambiare ancora marcia e sgasare ancora di più!).
Terza fase.
A quel punto, Cristante e tutti gli altri difendenti della Roma se lo sono perso, ed a Neres non resta che porre in essere il terzo cambio di marcia per tenersi dietro Cristante e garantirsi la linea di passaggio dove chiama la palla ad Hojlund, in modo tale da averla nella stessa zona dove sa che non potrà più essere raggiunto da nessun avversario (Cristante gli è dietro, ed è fuori dai giochi; gli altri due difendenti della Roma sono andati a chiudere il danese ed hanno per ciò Neres dietro le spalle, ed anzi nemmeno sanno più dove sia).
In questa fase, lascia di stucco non solo la terza “sgasata” che Neres imprime al complessivo scatto che gli fanno coprire quasi centro metri di campo, ma la lucidità con cui, dopo il contro-movimento, chiama la palla ad Hojlund proprio nell’esatto momento in cui vede che la linea di passaggio da parte del compagno è definitiva.
Quarta fase.
Neres riceve il pallone e gli bastano due tocchi per essere a tu per tu con Svilar.
Ma sono, si badi bene, due tocchi che vanno al di là di ogni banalità che potrebbe caratterizzare la narrazione del gesto tecnico in questione.
Con il primo tocco, Neres si riappropria del pallone passatogli da Hojlund e, in corsa, lo accarezza dandogli un colpo in grado di fargli mantenere la distanza da chi lo insegue e di non fargli perdere l’idea di giocata che ha già in mente di fare, cioè arrivare a ridosso del portiere che, ovviamente, sta preparandosi all’uscita bassa per coprire più porta possibile.
Con il secondo tocco Neres, che a quel punto sta guardando solo il portiere per capire come si posizionerà nell’uscita bassa, “prende la posizione” per prepararsi il tiro, colpendo il pallone quanto basta per consentirgli, a quel punto, di abbassare la frequenza dei passi (da lunghi a corti) così da eseguire al meglio ciò che ha intenzione di eseguire.
Con il terzo tocco, Neres (nonostante tutto il dispendio di energie che l’azione ha comportato) tocca la palla in modo da scavalcare il corpo di Svilar, che a quel punto sceglie di uscire coprendo la sua destra incurante del fatto che Neres ha doti non solo per aprire il piatto sul suo palo (quello che il portiere della Roma va a coprire con quell’uscita) ma anche per incrociare il tiro o farglielo passare sopra, come in effetti fa.
Badate bene che passano appena 10 secondi e mezzo da quando Neres tocca per la prima volta il pallone (in pratica davanti alla sua porta) a quando Neres scocca il tiro dell’1 a 0.
Un tempo irrisorio ed impressionante se lo si considera rispetto alla metratura del campo coperta, al modo in cui questa viene coperta dal brasiliano ed alla rapidità di pensiero e di controllo dell’azione e del pallone che Neres mostra, che a mio avviso sono cose da giocatore non di primo, ma di primissimo livello.
Ma, ripeto, riguardatevi il contro-movimento impercettibile che Neres fa dopo il passaggio ad Hojlund, con cui fa credere a Cristante che gli passerà dietro per allargare il campo, mentre invece gli passa davanti per andare ad aggredirselo dritto per dritto.
Per chi capisce di calcio, la giocata più bella di tutta la giornata di serie A.











