“All her fault” è il nuovo femminismo? Forse è troppo però i maschietti escono a pezzi: inetti, tossici, bugiardi, al fondo inutili

Firmata da quattro donne, la miniserie sul rapimento di un bambino è ben costruita, con un pizzico di Inarritu. Le donne emergono come giganti, le famiglie le reggono loro, da sole, nonostante i mariti

“All her fault”

NEW YORK, NEW YORK - NOVEMBER 03: (L-R) Dakota Fanning, Sarah Snook and Abby Elliott attend Peacock's "All Her Fault" premiere at SVA Theater on November 03, 2025 in New York City. Michael Loccisano/Getty Images/AFP Michael loccisano / GETTY IMAGES NORTH AMERICA / Getty Images via AFP

“All her fault” è una serie tv femminista? Il termine è probabilmente eccessivo. Il messaggio però è chiaro. I mariti escono piuttosto a pezzi dalla miniserie tv. Tranne quelli che hanno subito un dolore. Degli altri, invece, le donne fanno serenamente a meno. Vivono decisamente meglio senza un certo tipo di maschio: il marito inetto, sanguisuga, manipolatore, insomma tossico (talvolta anche violento). Le giornate si allungano, il fegato si depura, la carriera migliora, i figli crescono felici e sorridenti. Non a caso la miniserie – arrivata in Italia su Sky e Now – è firmata da quattro donne: la scrittrice irlandese Andea Mara che ha scritto il romanzo da cui la serie è stata tratta, la sceneggiatrice Megan Gallagher e le due registe Minkie Spiro e Kate Dennis. Otto puntate, quindi si può guardare senza ipotecarsi il futuro fino al 2032. Otto puntate ben congegnate, forse con qualche pericolo di cedimento strutturale appena accennato qua e là ma subito rientrato. La serie funziona. Non a caso negli Stati Uniti è stata un successo di pubblico.

La storia è il rapimento di un bambino. Non sveliamo nulla, è la prima scena. Il marito accusa la moglie di non aver verificato quel numero di telefono. «È colpa tua» (è sempre il primo episodio), da fermo immagine lo sguardo della moglie (l’azzeccatissima Sarah Snook). Ma è una storia quasi alla Inarritu, un canovaccio che poi ne svela altri ben più profondi e – come in Amores perros – ci ricorda, tra le altre cose, che i bambini dei ricchi hanno più speranze di sopravvivere dei bambini dei poveri. Anche quando il destino aveva deciso il contrario.

Le donne sono fiere, verticali, vissute, dense, interessanti, solidali. Tutte, persino le presunte cattive. Che poi, come scrive Fossati, così cattive non sono mai. I maschietti invece meschini, subdoli, vigliacchetti, amorali, bugiardi. Fondamentalmente inutili.

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