Sessismo, misoginia e molestie, benvenuti nel mondo degli eSport
Le donne stanno crescendo, sono quasi la metà dei giocatori di videogiochi, eppure secondo l'ultimo sondaggio di France Esports poche riescono a fare carriera negli eSport (Afp-OGlobo)

Fans watch the final online match of Esport 2024 League of Legends World Championship between Chinas team BLG and South Koreas T1, in Beijing on November 2, 2024. (Photo by ADEK BERRY / AFP)
Le donne stanno guadagnando terreno negli eSport nonostante sessismo, molestie e stereotipi di genere. Un’affermazione che descrive bene lo stato attuale di un mondo in trasformazione, dove la passione per il gioco incontra ancora resistenze culturali e pregiudizi radicati. Sebbene quasi la metà dei giocatori di videogiochi siano donne, secondo un sondaggio dell’associazione France Esports, sono poche quelle che intraprendono una carriera in questo settore. Ne scrive l’Agenzia France Press (Afp) in un articolo rilanciato dal Brasiliano O Globo
Gli eSport disciplina mista con una prevalenza maschile
In teoria, gli eSport dovrebbero essere la disciplina più democratica e inclusiva, senza differenze fisiche né limiti biologici. In teoria, gli eSport possono sembrare una disciplina mista, ma le giocatrici che si cimentano in questo campo spesso incontrano un ambiente ostile, sebbene il settore prevalentemente maschile stia gradualmente diventando più inclusivo. Un segnale di questo cambiamento è arrivato venerdì, secondo giorno della Paris Games Week, con la vittoria del Team Eterna sul Team G2 per 3-1 nella finalissima del torneo “Game Changers” di League of Legends, competizione riservata alle donne e a chi si identifica come tale.
Un torneo tutto al femminile, dentro un universo teoricamente misto, che si sta rivelando un laboratorio necessario. “È importante ricordare che gli eSport, per definizione, sono misti, a differenza degli sport tradizionali, poiché non c’è alcuna differenza fisica (in termini di partecipazione) tra un uomo e una donna”, ha spiegato all’Afp Bertrand Amar, responsabile eSport di Webedia, l’organizzatore del torneo. “Ma le squadre sono miste solo di nome, e il più delle volte si vedono solo uomini”.
Sessismo e molestie negli esport
La realtà, infatti, racconta un’altra storia: sebbene quasi la metà dei giocatori di videogiochi siano donne, secondo l’ultimo sondaggio dell’associazione France Esports, sono poche quando si tratta di intraprendere una carriera negli eSport, dove rappresentano, secondo le stime, solo tra il 5% e il 10% dei partecipanti. Sessismo, molestie, stereotipi di genere e mancanza di modelli positivi restano ostacoli ricorrenti. “Molte ragazze hanno lasciato le squadre miste con risentimento perché non venivano prese in considerazione, non venivano ascoltate e a volte venivano incolpate delle sconfitte”, racconta la giocatrice 26enne Ève “Colomblbl” Monvoisin, finalista di G2.
Sasha Barrault, soprannominata “Sashy”, vincitrice con il Team Eterna, ha dovuto affrontare insulti misogini e transfobici durante le partite. “Nella nostra squadra siamo tutti uguali, quindi è più facile allenarsi e giocare bene”, dichiara, anche se confessa che il suo obiettivo è ancora quello di far parte di una struttura tradizionale.” E proprio quella soglia — il passaggio al livello misto e professionale — resta la più difficile da superare. Una di queste eccezioni è la canadese Ava “florescent” Eugene, che si è unita al team principale di Apeks nel gioco Valorant la scorsa stagione. Vero e proprio prodotto dei “Game Changers”, Ava è diventata la prima donna a partecipare al VCT, il livello competitivo più alto dello sparatutto, che, come League of Legends, appartiene all’editore Riot Games.











