La ridicola diffamazione del catenaccio altrui: in quale sport ci si lamenta della difesa avversaria?

È come se un pugile rinfacciasse all'antagonista di parare i colpi. Ormai il calcio è al patologico: se hai perso ma hai controllato il pallone sei vittima d'un sopruso, se hai vinto contro il dominio avversario sei scaltro come una faina

Napoli, Conte champions Damascelli catenaccio

Napoli's Italian Head coach Antonio Conte gestures during the Italian Serie A football match between SSC Napoli and Pisa SC at the Diego Armando Maradona Stadium in Naples on September 22 2025. (Photo by CARLO HERMANN / AFP)

La ridicola diffamazione del catenaccio altrui: in quale sport ci si lamenta della difesa avversaria?

Il fatto è che l’Eintracht è una squadra tedesca. E “quando giochi contro una tedesca ti aspetti altro”, ha detto Antonio Conte mentre giustificava lo 0-0. I tedeschi, per consuetudine, forse anche per fisiologia – vai a sapere dove finisce la realtà e dove comincia il regno di Cesare Lombroso – il catenaccio non lo fanno. Non usa. “Hanno imparato bene come si fa”, ha detto Conte. Da noi, intendeva: gli italiani. Cioè anche da lui, dal vecchio lui, dalla sua versione che evidentemente non è più spendibile narrativamente senza essere coniugati al passato. E non sia mai. “Si parla tanto di calcio europeo… Se noi avessimo fatto una partita del genere in Germania, parlerebbero di calcio di vecchia epoca. Noi siamo comunque dei buoni insegnanti. Cerchiamo di andare avanti a livello calcistico e di proporre qualcosa di livello europeo”.

Benvenuti nel calcio della post-verità, in cui la tattica è uno straw man argument come tanti altri, una barzelletta dicotomica: catenaccio è bene se lo fai tu, è male se lo fa l’avversario. E per converso il possesso-palla è una statistica che potrà essere usata contro di te in qualsiasi tribunale tv: se hai perso ma hai controllato il pallone sei vittima d’un sopruso; se hai vinto nonostante il dominio avversario sei scaltro come una faina. E’ un mondo in cui si può – anzi, si deve – dire tutto, contraddire e contraddirsi a proprio uso e consumo.

Per cui dopo il pareggio col Napoli i giornali tedeschi hanno prodotto paginate di endorsement per il nuovo calcio tedesco “all’italiana”, mentre in Italia facevamo i superiori passivo-aggressivi. “Hanno imparato bene come si fa”. “Noi siamo comunque dei buoni insegnanti”. E così in Spagna El Paìs registrava con un certo sgomento lo sconfittismo ottimista di Xabi Alonso: ma come, il Real Madrid ha perso, il Liverpool ha dominato, e dici che avete giocato bene? ¿Cómo es posible?

Con la diffamazione del catenaccio altrui però siamo andati un po’ oltre, e ci scusiamo se citiamo il solo Conte per prossimità, ma ci sarebbero decine di altri esempi, ormai è un fenomeno più vasto: in quale sport ci si lamenta della difesa avversaria? È come se un pugile rinfacciasse all’antagonista di parare i colpi: come osi frapporti tra l’eleganza dei miei jab e la tua faccia? Consegnati onorevolmente, fatti spaccare la testa. Avete mai sentito Federer lagnarsi del gioco troppo attendista d’un pallettaro? Su quale pianeta la contromisura è un reato d’opinione? Esageriamo: il portiere può evitare che una strepitosa punizione di Messi finisca in rete senza essere accusato di eccesso colposo di legittima difesa o di oltraggio allo spettacolo?

La polarizzazione sta creando dei mostri filosofici anche nel calcio, in una versione dietetica della realtà che ci circonda. Non serve nemmeno sbattersi più di tanto: i tuoi ultras saranno dalla tua parte comunque, gli altri ti attaccheranno. E’ un (brutto) gioco delle parti che a guardarlo a distanza di sicurezza è un po’ ridicolo, ma tant’è. Valgono le suggestioni, non la sostanza dei fatti. E’ una visione proto-adolescenziale della vita, e ora anche dello sport.

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