La Bbc ha fatto un pezzo su quanto è orribile il mestiere di capo della Bbc

Meraviglie del giornalismo anglosassone: nel momento di massima crisi dell'emittente pubblica, ragionano in assoluta trasparenza su chi potrebbe mai prendere il posto (ingrato) di Tim Davie. Pensate in Rai...

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People use the front entrance of the headquarters of the British Broadcasting Corporation (BBC) in London on April 28, 2023, on the day the BBC chairperson Richard Sharp resigned. Sharp announced his resignation on April 28, 2023 over involvement in securing a private credit line for up to £800,000 ($990,000) for the then-PM Boris Johnson from a Canadian businessman. Daniel LEAL / AFP

Il giornalismo anglosassone è un posto meraviglioso. Visto dall’Italia è su un’altra galassia. Nel mentre la Bbc è sconvolta dalla più grossa crisi mai attraversata, il direttore generale e la Ceo di Bbc News si sono dimessi, e Trump minaccia una causa per un miliardo di dollari, la suddetta Bbc pubblica un pezzo su… quanto sia difficile e ingrato il mestiere di capo della Bbc. Pensate se lo facessero in Rai.

E quindi leggiamo che Tim Davie (il suddetto direttore generale, ndr) si è dimesso tra le altre cose per il peso umano che cinque anni di lavoro (e, presumibilmente, in particolare l’ultimo anno difficile e pieno di errori) hanno avuto su di lui.

Il suo lavoro “è altamente retribuito (e lo è), porta con sé molti vantaggi (e lo fa) e sono stati commessi troppi errori durante la sua gestione. Ogni volta che una notizia è esplosa (di recente, due documentari su Gaza, Bob Vylan a Glastonbury e ora un montaggio fuorviante di un discorso presidenziale), ho ricevuto immediatamente messaggi da giornalisti esterni alla BBC. La domanda è sempre la stessa: “Questa volta il Direttore Generale deve andarsene?”, scrive Katie Razzall che per la Bbc si occupa di media e cultura.

“Qualunque siano le discussioni sulle singole crisi, viviamo in una cultura mediatica in cui si cerca sempre di “fare lo scalpo”.

Il presidente della Bbc lo dice esplicitamente: “Non è un incarico facile da ricoprire, davvero. E devo essere onesto, il modo in cui noi, come Paese, attacchiamo le persone, a livello personale, non è giusto. Perché qualcuno dovrebbe voler fare questo lavoro se è questo che si trova ad affrontare? Stiamo chiedendo molto a un direttore generale”.

“Chiunque assuma l’incarico sa che le probabilità di uscirne indenne non sono elevate. Tre degli ultimi cinque direttori generali permanenti si sono dimessi a seguito di scandali – continua il pezzo della Bbc -non ci sono molte persone disposte a fare questo lavoro”.

Lo stipendio di Davie era di 530.000 sterline all’anno, una cifra comunque “inferiore a quella che avrebbe guadagnato dirigendo una grande azienda commerciale. Tuttavia, per il candidato giusto, potrebbe essere un momento altrettanto allettante per unirsi alla Bbc”. “Il rinnovo dello statuto sta per avvenire, le critiche arrivano da ogni parte, ma se riuscirai a superare questa situazione, potresti essere considerato la persona che ha guidato la BBC nei momenti difficili dell’era moderna dello streaming”.

Il pezzo poi si lancia in un ragionamento su chi potrebbe ambire al posto vacante. Cose che normalmente in Italia restano nel recinto dei pettegolezzi, delle soffiate a Dagospia magari. Lì, della Bbc ne scrive la Bbc: “Il bacino di persone con la giusta combinazione di competenze è in realtà più una piccola pozzanghera. Il ruolo richiede esperienza nella leadership creativa, una solida conoscenza delle questioni editoriali, la capacità di gestire una grande amministrazione, intuito politico, esperienza negli affari commerciali e una conoscenza della prospettiva dei media globali. Non sono molte (se non nessuna) le persone che soddisfano tutti i requisiti, motivo per cui alcuni ritengono che il compito sia ormai troppo impegnativo per essere svolto da una sola persona. C’è persino chi chiede di dividerlo”.

L’articolo fa proprio i nomi dei possibili candidati: il direttore creativo di Apple Europe Jay Hunt, Charlotte Moore – l’ex responsabile dei contenuti della BBC ha lasciato la società all’inizio di quest’anno per diventare amministratore delegato della società di produzione Left Bank Pictures. Dame Carolyn McCall – exx amministratore delegato di EasyJet, ora amministratore delegato di ITV. Kate Phillips – attuale responsabile dei contenuti della BBC. Anne Mensah – attualmente vicepresidente dei contenuti di Netflix. Sir Mark Thompson – ex capo del New York Times e della CNN. E via così.

Magari finisce che mettono persino un annuncio su Linkedin, non sarebbe una cosa così inusuale per il giornalismo anglosassone.

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