Giada D’Antonio, la nuova promessa dello sci è napoletana: «Battevo i maschi, la mia gara vera era con loro»
Cresciuta nello Sci Club Vesuvio, ora si allena a Val di Fassa. Due gare Fis e due vittorie con i pettorali 82 e 63. Alla Gazzetta: «Il mio modello è Mikaela Shiffrin».

La promessa dello sci Giada D’Antonio ha 16 anni ed è napoletana. A 9 anni ha vinto il primo titolo nazionale, a 12 i tricolori della categoria superiore di due anni. Oggi conta 25 podi nazionali e 10 internazionali, vincendo 27 medaglie d’oro, 5 d’argento e 3 di bronzo. Nelle due gare Fis, tra le “grandi”, due vittorie con i pettorali 82 e 63. Nata da madre colombiana e papà campano, è cresciuta nello Sci Club Vesuvio ma si allena nelle Dolomiti, a Val di Fassa, tra Bolzano e Belluno.
L’intervista a Giada D’Antonio, promessa dello sci italiano
La D’Antonio ha rilasciato un’intervista alla Gazzetta dello Sport. Di seguito, un estratto.
Le coincidenze sono tutte le gare che ha vinto?
«Ho vinto a 9 anni il primo titolo nazionale e da lì ho cominciato ad avere i miei sogni nel cassetto. Battevo i maschi? Si, in realtà per me la gara vera era proprio quella con i maschi.»
Nelle prime due gare Fis ha vinto partendo con pettorali impossibili. Come è andata?
«La prima esperienza è capitata in un luogo insolito, eravamo a Schiltorn, in Svizzera. E forse gareggiare all’estero mi ha fatto scendere con meno pressioni, magari in Italia avrei avuto più occhi addosso. All’inizio avevo l’ansia di rompere il ghiaccio, nella prima gara sono partita terz’ultima ed ero quarta dopo la prima manche a non molto dalla più veloce. Nella seconda manche sono partita con l’idea di vincere e nonostante un grosso errore ho vinto. Ho stupito me stessa. E anche nella seconda gara è andato tutto bene.»
In famiglia come l’hanno presa?
«Papà era già appassionato di sci, da quando sono diventata agonista ha iniziato a seguire di più la parte tecnica. Quando ci sono le gare in tv lui e mamma mi chiedono le cose, vogliono capire di più.»
Idoli da bambina?
«Il mio modello è sempre stata Mikaela Shiffrin, per la sua capacità di essere resiliente nonostante le cose che le sono successe. Gli infortuni, la morte del padre, ha avuto la forza di reagire e tornare».
La chiamano Black Panther…
«Dietro a questo nomignolo ci sono due storie: da piccola con le altre mie compagne dello sci club ci divertivamo a trovare soprannomi dai film e il mio è stato preso da Black Panther, Pantera Nera, il film con Chadwick Boseman che mi è piaciuto molto. Per un po’ di anni il nomignolo non è più stato usato, poi tramite mia mamma è tornato fuori e ha iniziato a girare. Mi piace molto, mi rappresenta per come sono».
Per lo sci ha cambiato tutto?
«Da ottobre mi sono trasferita a Predazzo con mia mamma Sandra. Una discreta rivoluzione da una città frenetica come Napoli a un paesino tranquillo. Papà Fabio e mio fratello maggiore Anthony sono rimasti a San Sebastiano del Vesuvio. Mio fratello Anthony mi aiuta a battere l’ansia prima delle gare, mi strappa sempre un sorriso con i suoi messaggi in napoletano. Li leggo e mi fa sempre ridere. I miei amici sono tutti a Napoli, mi mancano, ma quando torno riesco a vederli sempre tutti, c’è un legame forte».











