Come faccio a dire a mio figlio che i calciatori del Napoli vogliono allenarsi di meno?
Quando mi chiede di non andare a scuola, gli rispondo che dovrebbe essere contento di andarci perché è il suo lavoro. Come faccio a raccontargli cosa sta accadendo nel Napoli?

Dc Napoli 30/08/2025 - campionato di calcio serie A / Napoli-Cagliari / foto Domenico Cippitelli/Image Sport nella foto: esultanza gol Andre’ Frank Zambo Anguissa
Come faccio a dire a mio figlio che i calciatori del Napoli vogliono allenarsi di meno?
Non scrivo da tifosa del Napoli, né da giornalista, ma da mamma che ha rivisto il proprio figlio nella questione dei calciatori che sono andati a chiedere a Conte di “rimodulare” i suoi allenamenti. Almeno una volta alla settimana mio figlio mi chiede «mamma ma domani devo andare a scuola?», ed io, benché reputi sano che un ragazzo non ami la scuola, gli ripeto «Certo, è il tuo lavoro e sii contento perché altri non hanno questa fortuna». Risparmio qui i commenti di mio figlio sulla fortuna di dover andare a scuola. Ma quello che mi allibisce è come dei ragazzi ben più cresciuti e per giunta stipendiati si sentano investiti dell’autorità di pensare di poter non fare il loro lavoro. Sì perché se i calciatori guadagnano stipendi di svariati milioni, è perché si devono allenare e giocare le partite di pallone, non certo per andare ad imbiancare i muri di Castel Volturno.
Stamattina poi ho letto le dichiarazioni di Lobotka e, ancora peggio, quelle del suo agente che si è lamentato perché Lobo ha giocato tre partite in otto giorni. Non lo dico a mio figlio perché lui a scuola ci va cinque giorni su sette. E mi è venuto in mente un episodio raccontatomi da un dirigente scolastico.
Premessa doverosa, nella scuola italiana c’è il divieto per gli alunni di introdurre i cellulari. Dunque: compito di matematica, il professore decide di separare i banchi per lo svolgimento del compito, un ragazzo chiede di andare al bagno mentre si svolge questa manovra in classe. Mentre il ragazzo è ancora in bagno, al professore arriva una mail dal genitore dello stesso ragazzo che chiede spiegazioni circa la motivazione per cui i banchi vengono spostati. Non entro nel merito dei motivi del professore, ma sui motivi di un genitore che si vede evidentemente chiamare da un figlio scappato in bagno prima di un compito in classe per spifferargli che il professore ha deciso di separare i banchi. E mi chiedo per quale inspiegabile motivo invece di mandare letteralmente a fanculo il proprio figlio intimandogli di tornare in classe a fare il proprio dove, cioè il compito, un genitore decida di avallare i capricci di un ragazzo e arriva a defraudare completamente l’autorità di un professore? Ecco al Napoli accade lo stesso. Adesso io non so quali siano i calciatori del Napoli che si sono lamentati e non so che autorità abbiano su di loro i genitori, ma mi chiedo se per caso, quando erano a scuola, non si siano comportati allo stesso modo con i professori. Del resto l’agente di Lobotka ha fatto la stessa cosa.










