Claudia Pandolfi: «Mamma è stata meno comunicativa. Ai figli dico “Fai tu. Scegli ma assumiti la responsabilità. Io ci sono sempre”»
A Repubblica: «I giudizi devi saperli accettare. A volte pensi: questo da che pulpito parla? Ti arrivano addosso. Invece quando contestualizzi chi dice cosa, è diverso»

Mc Roma 13/11/2023 - photocall fiction Rai Tv ‘Un Professore’ / foto Mario Cartelli/Image nella foto: Alessandro Gassmann-Claudia Pandolfi
Repubblica intervista Claudia Pandolfi che da domani torna su Rai 1 nei panni di Anita in Un professore di Andrea Rebuzzi la serie di cui è protagonista con Alessandro Gassmann, giunta alla terza stagione
Oggi è fiera di sé?
«Per me è un miracolo quello che faccio, ci ho messo un po’ a capire: sono passati i personaggi, i festival, i registi, nel frattempo mi orientavo. Dopo ogni progetto, penso che potrebbe essere l’ultimo».
I giudizi l’hanno ferita?
«Devi saperli accettare. A volte pensi: questo da che pulpito parla? Ti arrivano addosso. Invece quando contestualizzi chi dice cosa, è diverso. Conta l’opinione del mio operatore, dell’elettricista che regge la bandiera, del regista. E la prima giudice sono io».
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Lei com’è con i suoi figli?
«Cerco di essere una persona libera, come potrei pretendere di tenerli sotto il mio controllo? Al grande dico sempre: “Fai tu. Scegli ma assumiti la responsabilità. Io ci sono sempre”. L’autonomia devi volerla anche dopo, quando le cose non sono andate come ti aspettavi».
Il rapporto con sua madre?
«Mamma è stata meno comunicativa: altra epoca, altra storia, altra educazione ricevuta, altra emotività. Si fanno i conti con ciò che troviamo quando veniamo messi al mondo. Mi ha offerto tutto l’amore che poteva, la morbidezza».
La famiglia quanto ha contato?
«Conta ancora, mi ci confronto costantemente: vuol dire volersi bene, è una forma di cura».
Com’era da adolescente?
«Tranquilla. La rivoluzione interiore è arrivata più avanti, ho avuto un’adolescenza tardiva. Da ragazzina, quando mi dicevano “no”, me lo facevo bastare. Non avevo l’urgenza di scappare, a casa stavo bene. Ero circondata dai parenti, voleva dire misurarsi con altre vite, non ero chiusa nel rapporto con i genitori. Giovedì da nonna con gli zii, il sabato con altri zii, un carnet fittissimo».











