Nello sport perdere aiuta a perdere ma non è vero che vincere aiuta a vincere (Spiegel)

Le serie di vittorie, i cicli, non esistono: sono un'illusione. Il trend positivo è molto più blando del trend negativo

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Db Madrid 07/12/2021 - Champions League / Real Madrid-Inter / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Toni Kroos

Nello sport perdere aiuta a perdere ma non è vero che vincere aiuta a vincere (Spiegel)

Quante volte abbiamo sentito parlare di “cicli”, di “serie di vittorie”, come se fosse acclarato che un successo tira l’altro, come se l’inerzia funzionasse come una forza magnetica. E invece no: ci siamo illusi. Scientificamente non esistono, le “serie”. Lo Spiegel ha pubblicato un estratto del libro “The Table Always Lies. On the Power of Chance in Football” di Christoph Biermann, che affronta la faccenda da un punto di vista, appunto, scientifico.

Nel 1985, uno studio intitolato “The Hot Hand in Basketball: On the Misperception of Random Sequences” fu pubblicato su una rivista di psicologia cognitiva. In esso, un gruppo di ricercatori indagava se un giocatore di basket avesse maggiori probabilità di segnare un canestro se i suoi tiri precedenti erano andati a segno. Non sono stati in grado di dimostrare tale slancio e hanno quindi relegato l’idea della corsa nel regno delle distorsioni cognitive.

“Da allora, l’effettiva esistenza della serie è stata oggetto di approfondite ricerche. I risultati sono inconcludenti. Nel football americano, la serie o lo slancio sono stati dimostrati in singole partite. Questi effetti a brevissimo termine sarebbero coerenti con studi neuroscientifici che dimostrano come gli stati emotivi positivi portino a un miglioramento a breve termine della concentrazione e della motivazione. Questo è collegato all’aumento dei livelli di testosterone e alla riduzione dei livelli dell’ormone dello stress. Anche durante le partite di calcio, a volte sembra di osservare che i giocatori giocano liberamente e che tutto scorre in modo naturale”.

Ma è una percezione. Andreas Heuer, professore di chimica fisica, nel suo libro “The Perfect Tip” basato delle analisi statistiche ha sentenziato che “il concetto di serie non è valido”. Heuer ha scoperto che le squadre in una fase di vittorie in serie avevano in realtà una probabilità di vittoria leggermente inferiore alla media.

E cosa è successo allora, per esempio, al Leicester nel 2016? “Il caso è particolarmente interessante perché, a differenza di altre squadre a sorpresa, il club non ha perso i suoi migliori giocatori a favore di grandi club. Solo il francese N’Golo Kanté ha lasciato il club. La differenza rispetto alla stagione del titolo è stata enorme: la squadra ha ottenuto 26 punti in meno rispetto all’anno in cui ha vinto il titolo. Quasi un terzo in meno, e questo con la stessa squadra, lo stesso allenatore e certamente la stessa convinzione. Certo, il Leicester giocava in Champions League per la prima volta quella stagione, e forse i giocatori si stavano semplicemente abituando a essere campioni. Ma ci sono ancora molti elementi che suggeriscono che quella che chiamiamo una serie di vittorie sia, soprattutto, un’accumulazione statistica. Almeno quando si tratta di una serie positiva”.

Perché, a quanto pare, la cosa bella è che “non esiste un trend positivo, o meglio, gli effetti sono molto deboli, ma esiste sicuramente un trend negativo”.

“Ciò non sorprende, perché sappiamo dalla ricerca psicologica che le emozioni negative come paura, tristezza o vergogna durano più a lungo e sono più intense di quelle positive come gioia o appagamento. Questo può essere misurato nelle regioni cerebrali interessate”.

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