L’euforia attorno alla Nazionale, dopo aver battuto i modesti Estonia e Israele, è il segnale del bagno d’umiltà (Corsport)

Stavolta l'Italia va ai play-off contenta di esserci. Non abbiamo più la puzza sotto al naso: andare al Mondiale ora sarebbe un'impresa. Sono lontani i pomodori per il secondo posto a Messico 70

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Db Tallin 11/10/2025 - qualificazioni Mondiali 2026 / Estonia-Italia / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Gabriele Gravina

L’euforia attorno alla Nazionale, dopo aver battuto i modesti Estonia e Israele, è il segnale del bagno d’umiltà (Corsport)

Sul Corriere dello Sport, Massimiliano Gallo analizza il cambio di clima attorno all’Italia del calcio. Un cambio di clima per certi versi immotivato visto le vittorie contro i modesti avversari di Estonia e Israele (vittoria sofferta contro Israele), ma che probabilmente è la conferma che l’Italia non ha più la puzza sotto al naso, ha capito di essere retrocessa.

Scrive Gallo sul Corsport:

La novità, non di poco conto, è che per la prima volta l’Italia arriva a questi playoff quasi contenta di esserci. Non con la puzza sotto al naso di chi è convinto di essere stato degradato, di essere stato costretto a confrontarsi con squadre di categoria inferiore. Fatta eccezione per l’Europeo, questi otto anni sono stati un bagno di consapevolezza. L’amaro calice bevuto fino in fondo. Persino più volte. E forse non è stato un male. Oggi, dopo essere stati presi a sberle dalla Norvegia che ha vinto il nostro girone con irrisoria facilità, il sistema calcio italiano non si è perso in analisi nostalgiche. Anzi. Sta solo provando a evitare la terza esclusione consecutiva dal Mondiale. E lo sta facendo applicando i principi base della psicologia degli sportivi: non essere negativi, provare sempre a guardare al presente e al futuro con fiducia.

Gli italiani hanno capito che la Nazionale non è più élite

Si respira un’aria nuova attorno alla Nazionale. E, diciamolo, questo cambio di atteggiamento non può essere certo dipeso dai risultati. La gestione Gattuso fin qui funziona ma stringi stringi abbiamo battuto volte due volte l’Estonia e una volta Israele per 5-4 con gol decisivo al 91esimo. In altri tempi, il clima sarebbe stato rovente. Non stiamo neanche a scomodare i pomodori con cui rientrarono gli azzurri dopo il secondo posto a Messico 70, sconfitti in finale dal Brasile di Pelè. O le critiche che colpirono soprattutto Zoff (ma non solo) dopo il quarto posto ad Argentina 78. La vita ti cambia. E l’Italia tutta – giocatori, giornalisti, tifosi – ha preso atto della situazione. La partecipazione al Mondiale non è più un atto dovuto. È diventata una conquista da festeggiare. Quasi un’impresa. E l’Italia quando entra nell’ottica delle imprese, in genere riesce. 

Anche la scelta di Gattuso è perfetta per questo abito. Al di là delle qualità dell’allenatore, è un uomo riconosciuto e riconoscibile dagli italiani. Che porta con sé anche l’immagine della sofferenza. È un richiamo alla necessità di scorciarsi le maniche e darsi da fare. Ecco, questo è accaduto in otto anni. Abbiamo capito di non essere più élite. E ora siamo pronti a vendere cara la pelle col materiale che abbiamo a disposizione.

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