Ilicic: «Pensavo che non mi sarei più ripreso. Mi hanno offerto soldi per raccontare tutto, ma certe cose restano mie»

Alla Gazzetta: «Gasperini è durissimo. I suoi ritiri sono qualcosa di folle: tra una seduta e l’altra non dormi, ti senti sfinito, ti gira la testa. Coi tifosi della Fiorentina ho chiuso»

Ilicic gasperini

Db Bergamo 08/12/2021 - Champions League / Atalanta-Villarreal / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Josip Ilicic

Ilicic: «Col Napoli era fatta, ma Percassi bloccò tutto. Sono tornato in Slovenia per ritrovarmi»

Josip Ilicic torna a parlare, e lo fa con la sincerità e la malinconia che lo hanno sempre contraddistinto. A 37 anni, dopo aver scelto di chiudere la carriera in patria, in Slovenia, l’ex fantasista di Palermo, Fiorentina e Atalanta ripercorre il suo viaggio. Intervistato da Francesco Pietrella, ecco le sue parole alla Gazzetta.

Le parole di Iicic

Perché ha deciso di tornare a giocare in Slovenia?

«Avevo pensato di smettere, ma conosco il presidente e il direttore del Koper da più di vent’anni. Mi hanno chiesto una mano e ho accettato subito. Finché sto bene fisicamente, voglio solo godermela. È un modo per chiudere il cerchio nel posto che mi ha dato il pane».

A Firenze, il rapporto con l’ambiente è stato più complicato?

«Sì. Ho dato tanto, ma non mi hanno mai capito fino in fondo. Mi criticavano per il prezzo del cartellino, ma in quattro anni sono stato due volte miglior marcatore e assistman. Abbiamo fatto una semifinale di Europa League, siamo arrivati quarti, eppure non bastava mai. Mi dispiace, ma con i tifosi ho chiuso. Resta però una città splendida, ci torno spesso con la mia famiglia».

Come è nata la chiamata dell’Atalanta?

«Ero a un passo dalla Sampdoria, poi mi chiamò Gasperini. Mi disse: “Vieni a giocare per me?”. Gli risposi che avevo già un accordo, ma lui insistette: “Ti chiamerà Sartori, fidati”. Quando gli dissi quanto avrei guadagnato, replicò: “E quindi?”. Da lì è iniziato tutto».

Che tipo di allenatore è Gasperini?

«Durissimo. I suoi ritiri sono qualcosa di folle: tra una seduta e l’altra non dormi, ti senti sfinito, ti gira la testa. Ma dopo tre settimane capisci che puoi superare qualsiasi limite. Ti entra nella testa come nessun altro».

Come descriverebbe quell’Atalanta?

«Magica. Non so se un’altra squadra riuscirà a fare ciò che abbiamo fatto noi. Due gol ad Anfield, cinque al Milan, cinque al Parma. Paratici una volta mi disse che avevamo l’attacco da scudetto. Forse aveva ragione. L’unico rammarico è non aver alzato un trofeo».

C’è stato un momento in cui poteva lasciare Bergamo?

«Sì, più di uno. Con il Napoli era fatta: parlai con Ancelotti, tutto pronto, poi Percassi bloccò la trattativa. Mi cercarono anche Milan e Bologna, con Mihajlovic, ma alla fine decisi di restare. Meglio essere protagonista all’Atalanta che uno dei tanti in una grande squadra».

Ha mai pensato di non farcela più?

«Sì, ma non entro nei dettagli. Mi hanno offerto soldi per raccontare tutto, ma certe cose restano mie. Quando sei chiuso in casa e non stai bene, la mente diventa il tuo peggior nemico. Le voci false su mia moglie mi hanno fatto male. Sono tornato in Slovenia per respirare di nuovo. A Bergamo c’erano le bare che passavano, un’immagine che non dimenticherò mai».

Che rapporto ha oggi con Gasperini?

«Speciale. È uno che ti porta oltre i tuoi limiti. Nel 2018 ero in ospedale per un’infezione, avevo paura di non svegliarmi. Lui mi disse: “Alzati, dobbiamo giocare”. A Valencia, dopo il terzo gol chiesi il cambio e lui mi ignorò. Feci il quarto. Non lo dimenticherò mai».

Si sente ancora amato a Bergamo?

Ilicic: «Sì, e lo capii quando tornai per Atalanta-Real Madrid nel 2024. Pensavo che la gente si fosse dimenticata, invece lo stadio cantava il mio nome. Modric mi disse: “Non giocavi, ma era tutto per te”. Ho capito di aver lasciato un segno vero».

Un talento vero, quello di Josip Ilicic, spesso frenato da gravi problemi extra-campo. Determinate malattie non vanno mai minimizzate e parlarne non può far altro che accrescere la consapevolezza di quanto siano insidiose e, soprattutto, di come non facciano distinzione alcuna tra classi sociali.

 

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