È tornato il Conte che ci piace, è tornato il Napoli all’italiana e col 4-3-3 (siamo cattivi ma l’uscita di De Bruyne ha avuto il suo peso)
Napoli-Inter 3-1 e va in testa alla classifica. Kdb segna il rigore e si fa male. Il Napoli soffre, gioca il calcio delle tre c (cuore catenaccio e contropiede) e poi dilaga. Segna anche McTominay. Caro Conte, sii te stesso

Dc Napoli 25/10/2025 - campionato di calcio serie A / Napoli-Inter / foto Domenico Cippitelli/Image Sport nella foto: esultanza gol Frank Anguissa
È tornato il Napoli. È tornato Conte. E non possiamo non dire che, uscito De Bruyne per infortunio, si è rivisto il Napoli dello scudetto. Una squadra che magari non ha l’ossessione del dominio (come pare oggi voglia il suo allenatore) ma che è corta, quadrata, solida, lotta su ogni pallone, si ritrova a memoria, e segna. Anche in contropiede (oh mio dio). Insomma gioca per vincere, principio base dello sport. È finita 3-1. Il Napoli è da solo in testa alla classifica. E aspetta domani la Roma. Il Psv è già alle spalle.
Con una minima forzatura possiamo arrivare a parlare di calcio con tre c: cuore catenaccio e contropiede (come le tre c del caffè: comme cazzo coce). Non è proprio così perché nell’ultima mezz’ora l’Inter si liquefa, sparisce. Ma fino al 60esimo è stato così. Il Napoli ha giocato una partita molto generosa. Accorta. Una partita da vecchio Conte che ha finalmente assecondato la propria natura e ha lasciato a casa le velleità estetiche che ogni tanto – chissà perché – tornano nella sua testa. A noi verrebbe da dirgli: “caro Antonio, chi nasce tondo non può morire quadrato”. E ricordargli che in fondo (ma anche in superficie) lui tondo funziona benissimo. Oggi ha avuto anche la felice intuizione di giocare con Neres falso nueve al posto di Lucca (Hojlund è infortunato). Non ce la sentiamo di dire che il Napoli ha vinto per questa trovata tattica ma certamente ha vinto e il suo coraggio va sottolineato. Non dimentichiamo che il Napoli arrivava da due sconfitte consecutive, di cui una in Olanda col Psv per 6-2. Vittoria col 44% di possesso palla e con meno XGoals degli avversari.
Il momento chiave dell’incontro è alla mezz’ora. Di Lorenzo in area è astuto ad allargare la coscia (alla Dybala, per capirci) e Mkhitaryan va a sbattergli contro: l’arbitro non fischia ma è il guardalinee a suggerisce il rigore a Mariani. Decisione vintage, in cui il Var non entra in gioco. A Dazn l’ex arbitro Marelli assicura che non è rigore. Ce ne faremo una ragione. A farsi male è l’armeno che viene sostituito da Zielinski. Sul dischetto va De Bruyne per volontà di Conte atterrito dalle intenzioni di Neres. E qui cambia tutto. Perché il belga calcia, segna e si fa male (anche qui alla Dybala). Un brutto infortunio muscolare tra l’altro. Almeno così pare. Il Napoli si ritrova con un gol di vantaggio e con il vecchio sistema di gioco: il 4-3-3. Con Spinazzola alto e Olivera al posto di Kdb. Meglio non poteva andare (perdonate il cinismo ma il cattivismo va recuperato).
Il Napoli soffre giusto nel finale di primo tempo. La reazione dell’Inter è veemente. In pochi minuti collezionano tre occasioni. Prima, colpiscono l’incrocio dei pali su colpo di testa di Bastoni che è marcato da Gilmour venti centimetri più basso. Poi, assist di Dumfries dalla destra per Lautaro che gira alla Gerd Muller ma il pallone lemme lemme esce di poco. E infine altro legno nerazzurro: ancora un colpo di testa, stavolta di Dumfries.
Nella ripresa, però, l’Inter di fatto non si vede. Il Napoli prima raddoppia in contropiede: lancio di Spinazzola per McTominay che finalmente ritrova le sue praterie, Sommer non esce e lui da fuori area al volo di destro lo fa secco. Il Maradona viene giù.
Non è finita. Anche l’Inter usufruisce di un rigore per braccio largo di Buongiorno che tocca il pallone su colpo di testa di Lautaro. A Napoli gli altoparlanti funzionano ed è possibile ascoltare la voce di Mariani che comunica l’assegnazione del rigore. Due rigori e mai su segnalazione diretta dell’arbitro. Segna Calhanoglu. È il minuto 59. Ma cambia poco. Al 66esimo l’Inter si addormenta e su rimessa laterale Anguissa si rende protagonista di una percussione centrale che finisce con una mazzata che finisce alle spalle di Sommer. E sono tre. L’Inter non c’è più. In precedenza, i nerazzurri si sono fatti notare in una scaramuccia (qualcosa in più di una scaramuccia) tra Dumfries e la panchina azzurra e poi tra Lautaro e Conte. Non succede più niente se non il Maradona che canta ‘o surdato nnammurato.











