De Laurentiis mattatore a Washington parlando di cinema e imprenditoria (poco di calcio)
I 50 anni del Niaf che promuove la cultura e il patrimonio italoamericano. Ha dominato il palcoscenico. C'erano anche Elkann, Cingolani, Cattaneo. Anche un premio cinematografico

De Laurentiis mattatore a Washington parlando di cinema e imprenditoria (poco di calcio)
Washington. In assenza di Donald Trump, e per certi versi di Giorgia Meloni, annunciati e non pervenuti, per le celebrazioni dei 50 anni del Niaf, The National Italian American Foundation, organizzazione statunitense fondata nel 1975 che promuove la cultura e il patrimonio italoamericano, il protagonista assoluto è stato Aurelio De Laurentiis.
Un De Laurentiis in purezza imprenditoriale. Sarà per il nome, o per i successi del Napoli, o per il suo carisma, o per il suo ottimo inglese, ma De Laurentiis ha catalizzato la scena nei tre giorni di festeggiamenti, cene e lavori.
Nel 2010, proprio al Niaf, De Laurentiis fu insignito del Niaf United States – Italy Friendship Award – alla presenza di Barack Obama, per il suo contributo illustre nel campo dell’industria cinematografica e nel calcio.
Oltre ad aver istituito un altro premio (in aggiunta a quello di Venezia, il “Leone del Futuro” intitolato al padre Luigi), il Niaf/De Laurentiis Film Prizes, messo a disposizione dalla Filmauro, che ha visto in competizione cinque cortometraggi realizzati da registi emergenti che raccontano storie italiane e italo-americane, De Laurentiis ha dominato il palcoscenico. Senza tema di smentite, è stato l’imprenditore più corteggiato tra tutti i presenti, e alle serate si sono avvicendati pezzi da novanta del calibro di John Elkann, Roberto Cingolani di Leonardo, Stefano Donnarumma di Fs Italiane, Flavio Cattaneo di Enel. Ma nessuno è stato più lusingato, richiesto e ricercato di lui.
De Laurentiis ha parlato con tutti i presenti di imprenditoria e di cinema, molto poco di calcio, quasi a non voler evidenziare il suo successo più grande: aver portato il Napoli ai vertici del calcio italiano, sia come risultati che come gestione aziendale.
E proprio il cinema lo ha visto nei suoi panni migliori, quando ha premiato il cortometraggio vincente tra i 5 in lizza, “Pomodoro” di Adriana Serrato, 16 minuti deliziosi, dove, durante un pomeriggio, alle prese con una nipotina che mangia solo pasta e ketchup, un nonno di origine italiana inizia a cucinarle moltissime pietanze, tutte sgradite alla bambina fino a quella più semplice, il pomodoro, che illumina il volto della nipotina che scopre l’eccellenza del cibo italiano.