Ventuno anni di De Laurentiis, il self made man che ha portato il Napoli dalla Fallimentare alle stelle

Ha studiato il calcio e lo ha rivoluzionato. Non sempre politically correct, ha un intuito speciale da businessman. Ha vinto due scudetti (che un tempo considerava provinciali) e ha portato il Napoli stabilmente tra le grandi

De Laurentiis

Napoli's president Aurelio De Laurentiis looks on prior to the Italian Serie A football match SSC Napoli vs FC Internazionale Milano at the San Paolo Stadium in Naples on December 15, 2013. AFP PHOTO/CARLO HERMANN (Photo by CARLO HERMANN / AFP)

Ventuno anni di De Laurentiis, il self made man che ha portato il Napoli dalla Fallimentare alle stelle

La Gazzetta dello Sport celebra i ventuno anni di presidenza di Aurelio De Laurentiis che rilevò il Calcio Napoli nel settembre 2004.

Scrive Antonio Giordano per la Gazzetta:

De Laurentiis è, calcisticamente, un self made man che ha «studiato» (facendosi inviare le dispense da Coverciano), che ha «rivoluzionato» (maglie con il doppio sponsor; panchina libera per tutti gli uomini in organico) e che ha chiaramente anche sbagliato, clamorosamente, nel momento in cui, dopo lo scudetto con Spalletti, scelse di fare da sé: ma l’uomo sa guardarsi dentro e rimettere assieme i cocci di quegli errori, abbandonare un ruolo fuori dalle competenze, consegnandosi a chi ne ha, Antonio Conte, divenuto il demiurgo per la resurrezione festeggiata sul Lungomare di Napoli («con settanta milioni di telespettatori nel mondo») a lasciarsi baciare dal sole e dalla gente.

De Laurentiis: «Non venderei il Napoli nemmeno per due miliardi e mezzo di euro»

Nell’opera omnia di questo mandato che non avrà scadenze («non vendo, neppure se mi offrissero due miliardi e mezzo di euro»), c’è di tutto un po’ – colpi di scena, scontri frontali ovunque, una dialettica non sempre politically correct – però a brillare sono quei due scudetti (che una volta considerava provinciali e poi, ovviamente, non più), le coppe e un intuito speciale da businessman.

La Gazzetta ricorda i colpi più importanti, così come la cessione mostre di Higuain alla Juventus per 94 milioni.

E chiude così:

nel caveau, dove c’è liquidità anche alla fine di questo mercato, ha adagiato i bonifici di Kvara e di Osimhen, ha venduto complessivamente per 130 milioni e acquistato per 160, sommando De Bruyne a McTominay, Hojlund a Lukaku. E per restare in linea con se stesso – alla soglia dello scudetto, nel vivo della Champions League, stabilmente tra le Grandi – il monte ingaggi è lievitato fino ai 160 milioni di euro. Dalla polvere (della Fallimentare) alle stelle.

Correlate