Se l’Inter perde con la Juventus, esonerano Chivu e richiamano Mourinho?

Ora con Akanji l'Inter si è rafforzata. Ma l'ambiente è una polveriera: la squadra è groggy, c'è divisione su Inzaghi oltre all'assurdo sciopero della curva. Chivu riuscirà a gestire tutto questo?

Inter Mourinho

Db Barcellona (Spagna) 28/04/2010 - Champions League / Barcellona-Inter / foto Daniele Buffa/Image sport nella foto: Jose' Mourinho-Christian Chivu

Se l’Inter perde con la Juventus, esonerano Chivu e richiamano Mourinho?

Siamo onesti, la sconfitta di ieri sera dell’Inter contro l’Udinese è stata brutta. Brutta perché ha portato con sé il sapore – se non la certezza – che non sia cambiato granché. Che le ferite sono ancora tutte là, in bell’evidenza. Non c’è stato un lavoro mentale che abbia dato i risultati sperati. L’Inter era persino passata in vantaggio. Poi, però, si è smarrita. Si è spenta la luce. Ha subito di nuovo un rigore per fallo di mano (proprio come contro la Lazio, match che decise la lotta scudetto) e poi Bisseck ha guardato Atta mentre si preparava, calciava e batteva Sommer. Nel secondo tempo, tanta confusione, molti cross, un gol annullato e un salvataggio sulla linea. Sava – portiere rumeno dell’Udinese – non ha dovuto compiere nemmeno una parata. Deve ammetterlo persino la Gazzetta che in pagella gli mette un bel 6 con il seguente giudizio: Non può nulla quando gli spunta Dumfries da una nuvola di zolfo, per il resto l’Inter lo impegna poco e solo una volta mette l’istinto e il piedone. Il Corsera – quotidiano milanese per eccellenza – esagera con 6,5: una parata di piede clamorosa su Bisseck.

A Milano, nella Milano nerazzurra, non si respira una bella atmosfera. È rimasta sullo sfondo – e chissà per quanto ci rimarrà – la divisione tra inzaghiani e non. Beppe Bergomi negli studi di Sky Sport sottolinea a ogni intervento che gran parte dei meriti dell’Inter erano di Simone. Ogni tre per due, ripete la situazione in cui si trovò Inzaghi in panchina (dopo la fuga di Conte, le cessioni di Hakimi e Lukaku) e ricorda che ha giocato due finali di Champions in tre anni e ha vinto uno scudetto. Per altri, non pochi, di scudetti ne ha persi almeno due. Volendo tre, considerando anche quello di Spalletti a Napoli: stagione in cui l’Inter si assentò fino a gennaio.

È difficile dire che l’Inter non si sia rinforzata

La diatriba su Inzaghi è di quelle destinate a proseguire all’infinito. Ma non è solo questo. C’è la questione squadra. Che a nostro avviso si è comunque rafforzata. È vero che a lungo non è stato preso un difensore (c’era Leoni sul mercato, ma bisognava sborsare i dané e quella è una lingua che a Oaktree non conoscono, conoscono la parola redistribuire i dividendi). E che ieri sera in campo c’era Acerbi (anni 37) e in panchina il suo sostituto era De Vrij (anni 33). Così come è rimasto Bisseck. Ora, però, finalmente si sono decisi. Akanji è un grande colpo (anche se andrà via Pavard, sarebbe stato meglio Bisseck): da solo non può bastare ma diventerà immediatamente un titolare. E poi il Milan ha provato a prenderlo fino alla fine e non c’è riuscito. Lo smacco ai cugini ha un suo peso. Negli altri reparti, la squadra c’è. In attacco è nettamente più forte con Bonny e Pio Esposito. E anche in mediana. È difficile prendersela con la rosa. Sempre che Akanji tenga fede alle attese.

Ma il casino all’Inter è anche ambientale. Ossia la secondo noi assurda protesta della curva che sciopera perché considera eccessivo il giro di vite della società. In fondo che cosa volete che fosse accaduto in curva? Ci sono stati appena appena due omicidi, condanne – in rito abbreviato – a dieci e otto anni ai due capi della curva interista Andrea Beretta e Marco Ferdico. Sciocchezze. Ma nel folle mondo del calcio, ora il problema è il silenzio di San Siro quando gioca l’Inter (e anche il Milan) non che le curve fossero focolai ormai putridi di criminalità.

In tutto questo, però, ci chiediamo: Chivu avrà le spalle larghe per gestire tutto questo? È bravo, secondo noi è bravo. Ma non sarà facile. Ha esperienza da calciatore. Però l’Inter sta tornando a essere una panchina difficilmente gestibile. C’è da gestire il malumore dei calciatori. Il malumore dei tifosi nei confronti della società. E anche il malumore di quel che resta della tifoseria organizzata. Ora c’è la sosta della Nazionale. Alla ripresa ci sarà Juventus-Inter gara fine di mondo che nel mondo nerazzurro conta tantissimo. Una sconfitta a Torino aprirebbe una crisi dai confini tutt’altro che chiari. Chivu ce le farebbe ad arginarla? Troppe ipotetiche, ci rendiamo conto. Ma ci rendiamo conto anche che da qualche giorno c’è sul mercato un allenatore che riassume un bel po’ di caratteristiche che potrebbero far comodo: conosce l’ambiente Inter, sarebbe in grado come nessuno altro di ricompattarlo (basta osservare quel che è successo a Roma, non ne farebbe una questione di denaro, almeno non crediamo). E, last bus not least (anche se sul punto siamo incredibilmente in minoranza), sa fare piuttosto bene l’allenatore. Diciamo che è bravino. Giudicarlo finito perché è arrivato secondo col Fenerbahce, è francamente ridicolo. O perché non ha conquistato la qualificazione in Champions che il club non gioca dal 2009. Anche  mettere in fila gli esoneri, o ricordarne le buonuscite, non si capisce che senso abbia. Pure Conte era stato dato per superato. A Roma, giusto per fare un esempio, aspettiamo con ansia un allenatore che porti i giallorossi due anni di fila in finali europee (vincendone una). E potremmo continuare a lungo confrontando i club con lui e dopo di lui.

Ad ogni modo, se l’Inter dovesse perdere con la Juventus, siamo certi che se ne parlerebbe. Non sappiamo se poi si passerà ai fatti.

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