Ricordare Giancarlo Siani significa difendere il diritto di sapere e il dovere di raccontare
Scriveva articoli lucidi e documentati sul rapporto tra politica, malaffare e criminalità organizzata. Non faceva proclami: faceva nomi. Fu ucciso dalla camorra

Ricordare Giancarlo Siani significa difendere il diritto di sapere e il dovere di raccontare
Sono passati quarant’anni. Eppure quel volto giovane con il sorriso da ragazzo di periferia e quella macchina crivellata di colpi sotto casa restano impressi come un’istantanea che il tempo non riesce a sbiadire. Giancarlo Siani aveva 26 anni quando fu ucciso dalla camorra il 23 settembre 1985, colpevole di aver raccontato troppo, troppo bene, troppo onestamente. Uno dei tanti giornalisti precari del Mattino, con il vizio della verità. Scriveva articoli lucidi e documentati sul rapporto tra politica, malaffare e criminalità organizzata. Non faceva proclami: faceva nomi.
In un Paese dove l’informazione, ieri come oggi, paga un prezzo altissimo per la libertà, Siani è diventato simbolo di un giornalismo coraggioso e necessario. Non retorico. Non urlato. Libero.
Giancarlo Siani non è stato solo una vittima della camorra. È stato ed è un modello di responsabilità civile.
A restituirgli voce, negli anni, ci ha pensato anche il cinema. Con il film Fortapàsc, diretto da Marco Risi e interpretato magistralmente da Libero De Rienzo, la sua storia è tornata a scuotere le coscienze. Una frase, più di tutte, è rimasta incisa nel tempo: “La verità non si archivia”. E oggi, nel 2025, questa frase pesa ancora. Perché la verità, quella vera, non ha prescrizione. Non conosce silenzio. Non accetta il compromesso. A Napoli, Torre Annunziata, e in tante scuole italiane, oggi è stato celebrato con eventi, letture, incontri. Ma non basta ricordare. È necessario continuare. Perché Siani non è stato solo una vittima della camorra. È stato ed è un modello di responsabilità civile. Un giornalista che ha scelto da che parte stare.
Nel tempo dei social e della disinformazione, delle verità manipolate e delle notizie usa e getta, ricordare Giancarlo Siani significa difendere il diritto di sapere e il dovere di raccontare.
Oggi, a quarant’anni dalla sua morte, il modo migliore per onorarlo non è solo celebrare il passato, ma fare nostro il suo coraggio, ogni giorno. Perché realmente la verità non venga archiviata.