La Vuelta vorrebbe cacciare il team Israel Premier-Tech ma non sa come fare: “devono rendersene conto loro”

Il direttore della Vuelta è stato fin troppo chiaro. Gli israeliani vogliono proseguire («sarebbe un pericoloso precedente») e la federazione internazionale non vuole espellerli

La Vuelta non può mandarli via, il Team non vuole andar via, l'Uci non ha voglia di mandarli via

La Vuelta vuole allontanare il team Israel Premier-Tech dalla corsa a causa delle crescenti manifestazioni pro Palestina che stanno impedendo il regolare svolgimento della corsa. Ma non sa come fare. Non hanno l’autorità per espellerli, il team non vuole andarsene e l’Uci non vuole cacciarli. IN ballo ci sono anche soldi, si parla di professionismo. Perderebbero i premi e nessuno li risarcirebbe. È un cane che si morde la coda.

La Vuelta vuol allontanare Israel Premier-Tech

El Paìs riassume le parole di Kiko Garcia, direttore tecnico della Vuelta

“È tempo che le squadre coinvolte prendano una decisione. Noi, come organizzatori, non possiamo, ma cerchiamo tutti di forzare la situazione. C’è una sola soluzione, e questa richiede che la squadra israeliana stessa si renda conto che essere qui non rende gli altri più sicuri. “Non abbiamo chiesto direttamente all’Uci di espellere Israel, ma li abbiamo informati con largo anticipo di tutto questo. Siamo vincolati da regolamenti. Chi può espellere il Maccabi Tel Aviv dalla Europa League? Il Madrid? No, una federazione internazionale.” “Israel-Premier Tech ha più volte espresso il proprio rispetto per il diritto di tutti a protestare, a patto che le proteste rimangano pacifiche e non compromettano la sicurezza del gruppo. Tuttavia, il comportamento dei manifestanti a Bilbao non solo è stato pericoloso, ma anche controproducente per la loro causa e ha privato i tifosi di ciclismo baschi del finale di tappa che si meritavano.”

Le proteste di Bilbao

El Pais scrive:

Ancora prima che la tappa iniziasse, il gruppo è stato fermato dagli attivisti che hanno invaso la strada prima di essere allontanati dalle autorità. Sulla seconda ascesa dell’Alto del Vivero, Pidcock ha dovuto passare sotto uno striscione steso sulla strada, che ha quasi fatto cadere altri corridori. Ma sono stati gli ultimi 400 metri a rivelarsi i più pericolosi. “Quando siamo passati per la prima volta al traguardo e hanno abbattuto le barricate, è stata presa la decisione per la sicurezza dei corridori e questa è sempre la priorità,” ha detto Kurt Bogaerts, il direttore sportivo di Q36.5. La polizia armata si è schierata lungo gli ultimi 400 metri nel tentativo di tenere sotto controllo i manifestanti, ma la situazione è stata ritenuta non sicura per i corridori. Al primo passaggio in città, si potevano vedere le transenne abbattute, con la polizia che cercava di contenere il caos.

La posizione dell’Uci (Unione internazionale ciclismo)

El Paìs scrive:

La squadra voleva gareggiare e, in linea di principio, non avrebbe il potere di decidere di ritirarsi senza esporsi a una sanzione da parte della corsa e dell’organo di governo, l’Uci. D’altra parte, gli organizzatori della corsa non possono espellerla perché la squadra ha il diritto di partecipare. L’espulsione dovrebbe essere conforme al regolamento, come è successo, ad esempio, al Tour de France quando hanno espulso Saunier Duval e Astana (2008) perché c’erano più di due casi di doping all’interno della squadra, il che significava che stavano violando le regole. “L’Uci ribadisce il suo impegno per la neutralità politica, l’indipendenza e l’autonomia dello sport, in conformità con i principi fondanti del Movimento Olimpico”, si legge nel comunicato ufficiale, ricordando a tutti che Israele, a differenza della Russia, partecipa ancora ai Giochi. Pertanto, la decisione spetta alla squadra.

Il Team non vuole saperne

Scrive il Times:

Il team Israel Premier-Tech, che ha solo un israeliano in squadra, da parte sua, ha rilasciato una dichiarazione mercoledì sera confermando il suo impegno per la Vuelta. “Siamo professionisti e gareggeremo fino alla fine”, hanno dichiarato; “qualsiasi altra linea di condotta costituisce un pericoloso precedente nel ciclismo, non solo per l’Israel Premier-Tech, ma per tutte le squadre”. Daniel Friebe, del Cycling Podcast, ha anche riferito che il proprietario del team, Adams, era nell’auto della squadra mercoledì perché i ciclisti volevano che vivesse ciò che stanno affrontando loro quotidianamente alla Vuelta.

Tommy Pidcock ha perso una tappa a causa dei manifestanti

Il Times aggiunge: “Metterci in pericolo non aiuterà la vostra causa, semplicemente non aiuterà il motivo per cui stanno protestando,” ha detto Pidcock, 26 anni, dopo che l’interruzione gli ha negato la possibilità di vincere la tappa. “Tutti hanno il diritto di protestare per ciò che vogliono, ma metterci in pericolo non è la via da seguire. È difficile descrivere la delusione, a essere onesti,” ha detto. “Sentivo che oggi fosse la mia giornata, penso che ci debba essere sempre una linea del traguardo, non stiamo facendo una fottuta cicloturistica, vero?”

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