Il Napoli domina senza agitarsi, come un killer che sa di avere tempo

Il Calcio Noir / L’Inter a -6 in settembre è come un gangster che si fa beccare al primo colpo: troppo presto per finire nei guai, troppo tardi per dire che è solo un caso.

Napoli

Mp Firenze 13/09/2025 - campionato di calcio serie A / Fiorentina-Napoli / foto Matteo Papini/Image Sport nella foto: gol Kevin de Bruyne

Il Napoli domina senza sbraitare, come un killer che sa di avere tempo

Il Calcio Noir

Titolo del III episodio: Firenze, pioggia e fumo

Il cielo su Firenze sembrava la giacca sgualcita di un detective: grigia, macchiata di caffè, piena di segreti. Al “Franchi” si respirava odore di pioggia e tabacco bruciato. Una di quelle notti in cui sai che qualcuno potrà farsi male, potrà ricredersi delle sue ambizioni.

Al 6’, rigore per il Napoli. Kevin piazzò il pallone sul dischetto come un giocatore d’azzardo che non trema mai la mano. De Gea sussurra: “Vediamo se ha il fegato”, mormorò accendendo un’altra sigaretta. Il tiro fu secco, chirurgico. Rete. 0-1. La città viola aveva già un foro in petto.

Pochi minuti dopo, il colpo di grazia arrivò da un vichingo con gli occhi di ghiaccio: Esterno destro divino di Spina, da trequartista autentico e Rasmus Højlund scappò alle spalle della difesa come se avesse in mente un’antica saga. Sembrava Sigurd, l’eroe che affronta il drago: solo che il drago, stavolta, era il solito De Gea. Il danese non esitò, infilò il secondo gol. 0-2.
“Bel colpo, ragazzo” borbottai. “Omero lo avrebbe scritto in rima, io me lo bevo in un sorso.”

Il Napoli dominava senza sbraitare, come un killer che sa di avere tempo. Al 51’, Beukema firmò il terzo. Frank raccatta un cross e gli serve il piatto grosso. Il tabellone diceva 0-3. Il caso era chiuso, pensavo. Ma il calcio, come le donne nei noir, ha sempre una mossa in tasca.

Ranieri accorciò al 79’. Oh guarda, il gigante barbuto sbagliava i tempi e l’arbitro si perdeva un palese fallo. Attimi, solo attimi eppure lo stadio risorse, i cronisti pure. E lì cominciò il teatro dell’assurdo.

“Assedio viola! Il Napoli è alle corde!” urlavano loro, mentre io guardavo un pugile già mezzo al tappeto che menava colpi a vuoto.
“Assedio?” dissi al mio bicchiere. “Questo è accanimento terapeutico. Già sono su un volo per Manchester. Già sono lì”

Ogni corner diventava una profezia, ogni tiro in curva una “grande occasione”. Se avessi spento il televisore e ascoltato solo le voci, avrei giurato che la Fiorentina stesse vincendo 4-3. Ma il tabellone, quello non mente: 1-3.

Højlund uscì dal campo con la calma di un guerriero che ha scritto un’altra pagina della sua saga. Firenze restò sola con la sua pioggia e i cronisti che vendevano illusioni come whisky annacquato.

Il Napoli, invece, se ne andò leggero, lasciando alle spalle un’altra città, un altro caso archiviato. Il ritorno del cucciolo macedone, che si emozionava, tenero e graziava gli avversari.

E poi c’era lui, Pioli. Tornato dall’Arabia con la giacca ancora impolverata di sabbia, ma senza i cammelli al seguito. Lo guardavi e sembrava uscito da un cinegiornale degli anni ’60: “Totò d’Arabia”, catapultato dal deserto al Franchi, a cercare di domare una tempesta con un ombrello bucato. Aveva lo sguardo di chi ha visto i miraggi e ci ha creduto pure un po’. Di quello che voleva giocarsela con due punte e ne ha presi tre, solo per caso, potevano esserne quattro o anche cinque.

E mentre Firenze piangeva sotto la pioggia, a Milano qualcuno stava già contando i punti persi. L’Inter a -6 in settembre è come un gangster che si fa beccare al primo colpo: troppo presto per finire nei guai, troppo tardi per dire che è solo un caso. I cronisti ci girano intorno, ma la verità è lì, sul tavolo: il campionato è una lunga notte, e i debiti si presentano sempre al momento sbagliato.

Il teatro del calcio parla napoletano.

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