Iapichino fuori dalla finale di Tokyo per 4 cm, il padre-coach furioso: «Non so più cosa dirti» (Repubblica)
Sperava di essere tra le prime dodici, ma non è stato così: «Sono sotto shock, vivo un incubo». Il padre Gianni minacciava dagli spalti di andarsene.

Italy's Larissa Iapichino competes in the heats of the women's long jump during The European Indoor Athletics Championships at The Atakoy Athletics Arena in Istanbul on March 4, 2023. (Photo by OZAN KOSE / AFP)
Larissa Iapichino non è riuscita, clamorosamente, a raggiungere la finale del salto in lungo ai Mondiali di atletica di Tokyo. La figlia dell’ex atleta Fiona May, dopo lo shock, ha avuto poi un diverbio con il padre-coach.
Larissa Iapichino fuori dalla finale dei Mondiali di atletica
Repubblica, nell’edizione odierna del quotidiano, racconta quanto è accaduto ieri:
La figlia d’arte si perde, per lei sono sabbie mobili. Larissa Iapichino è fuori dalla finale nel lungo. «Sono sotto shock, vivo un incubo, ho bisogno di capire». Per 4 centimetri, ma soprattutto per salti troppo corti, senza spinta, nel migliore (6,56) regala 19 cm all’asse di battuta. L’azzurra è arrivata a Tokyo da protagonista, molto rassicurata, tutto andava bene, sarebbe stato un bel film mondiale. Poi in pedana le cose non sono andate e nessuno è riuscito a trovare la giusta strategia per cambiare copione. Gianni, il padre coach, si agitava e minacciava di andarsene: «Io non più cosa dirti». Le telecamere inquadrano un uomo in crisi di nervi. Larissa forse all’ultimo salto crede di essere ancora nelle dodici, quando si accorge che non è così i suoi occhi si riempiono di lacrime. È via dal mondiale che doveva consacrarla.
Dopo la Diamond League di Londra: «Per ispirare le nuove generazioni serve personalità e carisma, non bastano i risultati»
A Londra ha sfiorato il sesto successo in Diamond League, ma abbattuto in maggio il muro dei 7 metri, ha confermato di maneggiare certe misure con disinvoltura: la media di 6.95 nelle quattro gare all’aperto 2025 parla chiaro…
«Sto imparando ad adattarmi alle circostanze, a trovare soluzioni a competizione in corsa. Ad uscire da certi schemi e da certe convinzioni. A Londra è andata esattamente così. La pedana sopraelevata, simile a quella degli Europei di Roma dello scorso anno, alla quale non sono abituata, all’inizio mi ha messo un po’ in difficoltà. Rimbalzavo molto, faticavo a trovare i riferimenti. Poi, parlando col mio coach, ho trovato le necessarie soluzioni e mi sono sbloccata».
Poche ore dopo ha cessato di essere la campionessa europea under 23…
«È la chiusura di un cerchio, la fine di un’epoca in cui l’atletica era un gioco o poco più. Ora è anche un lavoro. Mi viene un po’ di malinconia a pensarci. Ma è anche un segno di quanto sia maturata. Intanto sono felice per i risultati degli azzurri in Norvegia: sono stati grandi».