Dietro Sinner e Alcaraz c’è il vuoto, il tennis ora ha un problema di noia (New York Times)
"Quanto deve essere bella una partita per compensare il fatto che le altre 126 sembrano quasi irrilevanti?"

Londra 13/07/2025 - finale Wimbledon foto Imago/Image Sport nella foto: Jannik Sinner-Carlos Alcaraz ONLY ITALY
“Quanto deve essere bella una partita per compensare il fatto che le altre 126 sembrano quasi irrilevanti?”. Se lo chiede il New York Times analizzando più che l’ennesima sfida Sinner-Alcaraz, il suo lato oscuro: il vuoto pneumatico tutt’attorno. E’ un tema, forse più di chi è più forte di chi. Quelli sono solo in due, e tutto il resto?
Che poi, scrive il Nyt, le ultime due sfide nemmeno bellissime sono state: la finale degli Us Open “piacevole ma non ha mai davvero entusiasmato, con Alcaraz che ha vinto comodamente in quattro set. Lo stesso vale per la finale di Wimbledon, che Sinner ha vinto in quattro set in un’altra gara buona ma non eccezionale”.
“Sinner e Alcaraz si sono divisi equamente gli ultimi otto Slam, e il significato di questo dipende da quanto si segue attentamente lo sport. Per i tifosi occasionali, una finale quasi garantita tra Sinner e Alcaraz è più che sufficiente. Chi segue il tennis più da vicino, in genere, preferisce avere più di una trama secondaria“.
Il rivale più vicino a Sinner e Alcaraz è nominalmente Djokovic, che quest’anno ha raggiunto le semifinali di tutti e quattro i Major e ha ottenuto almeno una vittoria contro Alcaraz. Ma ormai s’è arreso pure lui alla superiorità di quei due. Il numero 3 del mondo è Alexander Zverev… Shelton, Musetti, Fritz e Auger-Aliassime sono stati gli altri semifinalisti Slam di quest’anno. Un’altra galassia.
Il paragone è ovviamente “il duopolio più longevo e consolidato, tra Roger Federer e Rafael Nadal. Si sono divisi 11 Major consecutivi tra l’Open di Francia del 2005 e gli US Open del 2007; agli US Open del 2009, ne avevano condivisi 17 su 18. Le loro finali sono comunque riuscite ad assumere un carattere epocale per la forza dei sentimenti che hanno suscitato nelle persone e per la curiosità di sapere se e quando Federer avrebbe ottenuto una vittoria “in trasferta” al Roland Garros o Nadal a Wimbledon. Djokovic alla fine è emerso come il terzo uomo, il che ha arricchito la dinamica e aggiunto strati, creando tre rivalità dove prima ce n’era una. Un terzo uomo per Alcaraz e Sinner darebbe una scossa importante al tennis maschile. Non sembra esserci un equivalente dirompente evidente nei suoi primi vent’anni, quando Djokovic ha iniziato a pressare Federer e Nadal. L’aspettativa è che la prossima superstar sia più giovane, qualcuno come João Fonseca, che ha compiuto 19 anni da poco e sta comprensibilmente ancora imparando il gioco”.
“Uno sport in genere non vuole essere eccessivamente imprevedibile, ma nemmeno troppo prevedibile. L’era dei Big Four, quando Andy Murray era quasi sempre in semifinale o in finale insieme a uno degli altri tre, era quasi perfetta. Gli stessi giocatori arrivavano alla fine dei Major, ma c’era entusiasmo per come si sarebbero evolute le cose. Un giocatore che domina diventa tedioso molto rapidamente; così come una serie di vincitori una tantum“.