Dieci anni fa, con 37 milioni compravi Higuain. Oggi prendi Lucca (Il Fatto)
Il prezzo di un grande attaccante è raddoppiato, ma il fatturato delle squadre no. Così il calcio italiano si riscopre ancora più povero e impotente.

Napoli's Argentine striker Gonzalo Higuain celebrates after scoring during their Italian Super Cup football match against Juventus FC - which is contested between the 2014 Serie A Champions (Juventus) and the 2014 Coppa Italia Holders (Napoli) - at the Sheikh Jassim Bin Hamad Stadium, in the Qatari capital, Doha on December 22, 2014. AFP PHOTO / AL-WATAN DOHA / KARIM JAAFAR ==QATAR OUT== (Photo by KARIM JAAFAR / AL-WATAN DOHA / AFP)
Dieci anni fa, con 37 milioni compravi Higuain. Oggi prendi Lucca (Il Fatto)
Il Fatto quotidiano, con Lorenzo Vendemiale, pubblica un’analisi e un bilancio del mercato europeo e del ruolo sempre più marginale del nostro football.
Vi riportiamo il finale:
Il risultato per il calcio italiano è devastante. I nostri club perdono competitività e potere d’acquisto: non solo nei confronti dei campionati top ma anche di quelli minori. Ormai facciamo fatica a comprare in Portogallo, Olanda, Belgio; il budget di un mercato basta sì e no per un paio di giocatori.
Tutti, comunque, come evidenzia un’analisi di Calcio e Finanza, col mercato hanno ottenuto un effetto positivo sul bilancio, a conferma che si guarda prima al portafoglio, poi al campo. Nessuno escluso, nemmeno chi ha investito tanto come il Napoli, 150 milioni di acquisti (quasi 200 col riscatto di Hojlund), ma grazie al tesoretto delle cessioni di Osimhen e Kvarashktelia, e un centinaio speso per il trio Milinkovic-Savic, Beukema e Lorenzo Lucca, tre riserve prese da provinciali di Serie A.
Ecco, forse proprio il nuovo attaccante azzurro è il simbolo del calciomercato ai tempi dell’inflazione. Una decina d’anni fa, per 37 milioni il Napoli dal Real acquistava Higuain, uno dei centravanti più forti al mondo. Oggi, con gli stessi soldi, al massimo prendi la punta dell’udinese. Il prezzo di un grande attaccante è raddoppiato, ma il fatturato delle squadre no. Così il calcio italiano si riscopre ancora più povero e impotente.