Chengdu, Musetti cede sul più bello: sconfitta beffarda in finale col numero 112 al mondo
Il titolo dell'Atp 250 cinese va al cileno Alejandro Tabilo. Tanti rimpianti per l'azzurro, tra match point e vantaggi nel tie-break sprecati. Per lui, comunque, ci sono buone notizie in ottica Ranking e Race to Turin

Italy's Lorenzo Musetti licks his racket as he plays against to Peru's Juan Pablo Varillas during their men's singles tennis match on the first day of the 2023 Wimbledon Championships at The All England Tennis Club in Wimbledon, southwest London, on July 3, 2023. Daniel LEAL / AFP
Si è conclusa con una sconfitta davvero beffarda la parentesi di Lorenzo Musetti sul cemento dell’Atp 250 di Chengdu. Reduce dai successi su Prizmic, Basilashvili e Shevchenko, l’azzurro era arrivato a giocarsi il titolo con il cileno Alejandro Tabilo, giocatore “modesto”, attuale numero 112 al mondo. Era favoritissimo, tutto lasciava presagire che potesse conquistare il suo primo trofeo stagionale (il terzo in carriera nel circuito maggiore). E invece, la vittoria gli è sfuggita proprio sul più bello.
Musetti e la sconfitta in finale a Chengdu
Dopo aver perso il parziale d’apertura per 3-6 (break nell’ottavo game), il classe 2002 toscano aveva rialzato la china riportando la situazione in equilibrio con un netto 6-2 (doppia zampata tra secondo e ottavo gioco). Il terzo e decisivo set è stato molto più equilibrato: Musetti ha avuto due match point in risposta nel 12esimo game, ma non è riuscito a concretizzarli (sul primo bravo Tabilo, sul secondo errore di dritto dell’azzurro). Il verdetto è stato dunque affidato al tie-break, e anche qui il carrarino ha tanto da recriminare: basti pensare che era avanti 4-2 e 5-4, e poi alla fine ha perso per 5-7.
Le ultime su Ranking Atp e Race to Turin – Nonostante la sconfitta in finale, ci sono comunque buone notizie per Musetti in ottica classifica mondiale ed Atp Finals. Grazie alle vittorie ottenute in Cina, infatti, Lorenzo ha rafforzato la sua nona posizione nel ranking e ne ha guadagnata una – passando dall’ottava alla settima piazza – nella graduatoria che elegge gli otto partecipanti al “Torneo dei Maestri” in scena a Torino (9-16 novembre).
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Federer: «I tornei stanno rallentando i campi per avere sempre Sinner-Alcaraz in finale»
Secondo Roger Federer il mercato del tennis vuole solo Sinner e Alcaraz, Alcaraz e Sinner. E quindi i direttori dei vari tornei in giro per il mondo stanno cercando di fare in modo che arrivino in finale sempre loro. Come? Rallentando i campi.
Federer è da sempre un sostenitore della varietà di superfici e velocità in tutto il circuito. A margine della Laver Cup ha espresso una certa frustrazione per la “coerenza” dei campi attuali, tutti mediamente più lenti, indipendentemente da dove si trovino. Sospetta, scrive il Times, che i responsabili dell’organizzazione dei tornei lo stiano facendo apposta: “Capisco la rete di sicurezza che i direttori di torneo vedono nel rendere la superficie più lenta”, ha detto al podcast Served di Andy Roddick. “Il giocatore più debole deve fare colpi straordinari per battere Sinner, mentre se la superficie è veloce può forse colpirne un po’ al momento giusto e superarlo. Ecco perché i direttori del torneo dicono: Oh, mi piacerebbe avere Sinner e Alcaraz in finale. In un certo senso, funziona per il gioco”.
La velocità dei campi è cambiata drasticamente dagli anni ’90, quando il serve-and-volley era molto più diffuso anche grazie alle condizioni di gioco. I direttori dei tornei si sono resi conto dell’utilità di rallentare gradualmente i campi a metà degli anni 2000 per ridurre il predominio del servizio e consentire scambi da fondo più coinvolgenti.
“Non abbiamo bisogno solo di campi veloci, ma vorremmo vedere Alcaraz o Sinner giocare su campi velocissimi e poi giocare la stessa partita su campi super lenti e vedere come va”, ha detto Federer.
“Ora tutti giocano in modo simile. È perché i direttori dei tornei lo hanno permesso, con la velocità della palla e la velocità del campo, che ogni settimana è praticamente uguale a quella prima. Ecco perché si può passare dal vincere l’Open di Francia a Wimbledon e agli US Open giocando semplicemente allo stesso modo”.
Federer ha persino lasciato intendere che rispondere al servizio non sia più così impegnativo come una volta. “Ho la sensazione che i giocatori rispondano troppo facilmente al giorno d’oggi. Non so se le condizioni siano un po’ più lente o se siano semplicemente più bravi. Rispondere era difficile. Ora, invece, sono lì”.