C’era una volta il dominio africano sul mezzofondo: tra antidoping e soldi è cambiato tutto

Per L'Equipe ai Mondiali di Tokyo s'è compiuta una rivoluzione: gli atleti "occidentali" ora vincono. E questo succede per vari motivi

Aouani

Italy's athlete Iliass Aouani reacts after the men's marathon final during the World Athletics Championships in Tokyo on September 15, 2025. (Photo by Jewel SAMAD / AFP) /

Era dal 1987, anno della seconda edizione dei Mondiali di atletica, che nemmeno una medaglia del mezzofondo è finita al colo di un atleta africano, su distanze che vanno dai 1.500 ai 10.000 metri. L’Equipe la definisce “una rivoluzione”, quella dei Mondiali di Tokyo, che, “a parte le complicate condizioni climatiche con l’umidità per le quali non tutte le nazioni si sono preparate allo stesso modo può essere spiegata da diverse ragioni”.

Tanto per cominciare la pista viene un po’ snobbata, perché gli eventi come le grandi maratone pagano molto di più. Sono finiti i tempi in cui Paul Tergat, Haile Gebreselassie o Kenenisa Bekele passavano per il tartan prima di correre le maratone. “L’ultimo grande rappresentante di questa casta è stato Eliud Kipchoge, campione del mondo dei 5.000 metri nel 2003 e due volte campione olimpico di maratona nel 2016 e nel 2021”. Anche il tre volte campione del mondo in carica dei 10.000 metri, l’ugandese Joshua Cheptegei, ha saltato Tokyo per prepararsi alla maratona di Amsterdam del 19 ottobre.

Dopo il titolo nei 10.000 metri, Jimmy Gressier ha citato la lotta al doping come uno dei fattori del suo successo. “Sono il simbolo dell’impegno dell’agenzia antidoping nel fare un lavoro straordinario oggi. Lo vediamo con tutti i casi di doping che sono venuti alla luce. Il nostro sport è stato gravemente devastato. Credo che l’agenzia antidoping abbia molto a che fare con questi risultati”.

Grazie a un piano implementato specificamente in Kenya (25 milioni di dollari in 5 anni, in accordo con il governo), l’Athletics Integrity Authority (AIU) ha ottenuto risultati convincenti negli ultimi due anni, con oltre 150 atleti keniani attualmente sospesi. E il Kenya aveva vinto 81 medaglie ai Mondiali nei 1.500, 5.000, 10.000 e 3.000 siepi. Si è formata una voragine da riempire.

E poi ci sono le scarpe di nuova generazione, i bicarbonati, un approccio più scientifico all’allenamento: negli ultimi anni gli atleti “occidentali” hanno beneficiato dei progressi tecnologici per migliorare le proprie prestazioni. E in questa corsa agli armamenti, sono riusciti a recuperare terreno rispetto agli atleti del continente africano, continua L’Equipe

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