Ode al fantacalcio, fenomeno di massa analizzato con troppa superficialità: ormai fa quasi ombra al calcio (Guardian)
"Nato come innocuo passatempo, cresciuto nelle community, ora è sotto attacco delle grandi aziende tech. I giocatori di poker sono migrati al fantacalcio: è un modello perfetto del calcio vero"

Manchester (Inghilterra) 26/11/2024 - Champions League / Manchester City-Feyenoord / foto Imago/Image Sport nella foto: Erling Haaland ONLY ITALY
Ode al fantacalcio, fenomeno di massa analizzato con troppa superficialità: ormai fa quasi ombra al calcio (Guardian)
“Sembra esserci una strana divisione culturale, una sorta di dualismo snobismo/infantilismo. Si è diffusa l’opinione che ossessionarsi per squadre inventate in un gioco inventato sia fondamentalmente una banale assurdità, la sostanza della rovina della civiltà, un parassita nel corpo del calcio. Spesso queste accuse vengono mosse dalle stesse persone che sostengono che urlare ai cavalli di correre più veloci costituisca in qualche modo la forma più alta di impresa sportiva”. Questo Jonathan Liew, la più brillante penna sportiva del giornalismo britannico, che sul Guardian dedica un editoriale al… fantacalcio. Gioco vituperato, osannato, fenomeno di massa analizzato finora con troppa superficialità. Quella che non usa Liew, insomma.
“All’altro estremo della scala – scrive – ci sono il gergo e gli arcani della sedicente comunità Fpl (che sarebbe il fantacalcio ufficiale della Premier League, il corrispettivo di Fantacalcio.it in Italia, ndr): un luogo strano, idiosincratico e soprattutto profondamente ossessivo, una tana di teoria dei giochi e disordinati fogli di calcolo colorati, dove uomini adulti vengono portati sull’orlo della follia da riorganizzazioni tardive delle partite, dove il filmato della conferenza stampa di Eddie Howe viene analizzato nei minimi dettagli. Ha detto che Anthony Gordon “è in fase di valutazione” o “è stato valutato”? Per favore, la mia famiglia sta morendo”.
“Al giorno d’oggi, la gente si guadagna da vivere con il fantacalcio. Ci sono dottorati di ricerca sull’argomento. Ci sono podcast Fpl interminabili, canali YouTube Fpl, strumenti di analisi personalizzati, eventi dal vivo. I tifosi più giovani, che sentiamo costantemente poco propensi per le partite da 90 minuti, passeranno molti di quei minuti a guardare un tizio in webcam nella cucina di sua madre che valuta i meriti di Murillo contro Ola Aina, o se Cody Gakpo rappresenti un rischio per la rotazione”.
“Anche i media tradizionali hanno iniziato a cogliere l’antifona. I contenuti della Fpl si sono infiltrati nel telegiornale di Sky Sports News, nel sito web di BBC Sport, nell’algoritmo di ricerca di Google, nelle interviste ai giocatori, nei commenti radiofonici. Le celebrità ci giocano. I calciatori ci giocano. Ange Postecoglou ha ammesso con rammarico, al suo arrivo al Tottenham, di essere stato costretto a lasciare il fantacalcio dei suoi amici per la prima volta in 20 anni”. Ci giocano tutti i calciatori, qualcuno lo odia.
Gradualmente, insidiosamente, il fantacalcio si è insinuato nel modo in cui copriamo e consumiamo il calcio: un gioco ombra che è diventato quasi ostile a quello reale. In un certo senso, questo è uno sviluppo che ha avuto luogo parallelamente alla Premier League stessa. La Fantasy Football League di Frank Skinner e David Baddiel è stata trasmessa per la prima volta nel 1993, il Daily Telegraph ha introdotto il suo seminale gioco play-by-mail nel 1994 e, a posteriori, queste sono state le prime evoluzioni di quello che ora dobbiamo descrivere come l’universo cinematografico globale della Premier League. Giochi, barzellette, sogni ad occhi aperti e approfondimenti, chiacchiere inutili e opinioni a caldo: un impero di contenuti incentrato sul calendario degli incontri del fine settimana, ma che lentamente si sta diffondendo in ogni angolo delle nostre vite”.
“Per la Premier League in sé, il gioco e i suoi 11 milioni di giocatori non costituiscono tanto una fonte di entrate – il gioco è gratuito e lo è sempre stato – quanto una sorta di fantastico soft power. In un’epoca in cui gli spettatori sono sempre più selettivi sul calcio che guardano, il fantacalcio attribuisce a ogni minuto di ogni partita una certa rilevanza. Che il Bournemouth ottenga un gol della bandiera nel finale mentre perde 3-0 contro il Manchester City ha pressoché zero rilevanza nel mondo reale. Ma se contate su una porta inviolata di Josko Gvardiol, potreste continuare a guardare fino alla fine”.
“E così il fantasy sport occupa una sorta di strano status intermedio: totalmente dipendente dall’azione, ma in qualche modo completamente distaccato da essa”. Per Liew è “un modo per dare il proprio tocco personale al gioco, un mezzo di espressione e cognizione, un modo di essere partecipanti attivi piuttosto che consumatori passivi“.
“Naturalmente, un sentore di condiscendenza accompagnerà sempre il fantacalcio, allo stesso modo in cui i videogiochi sono sempre stati considerati una forma di produzione culturale inferiore e banale. Ma, francamente, è forse un modo meno valido di consumare il calcio della Premier League rispetto alle altre forme di ossessione ad esso associate? È forse più banale o frivolo del vivere indirettamente attraverso i pettegolezzi sui trasferimenti, o dello scrivere lunghe e noiose discussioni sulla contabilità calcistica, o dell’interessarsi a chi il compagno di Morgan Gibbs-White ha deciso di non seguire più su Instagram, o da dove vengono gli arbitri?”.
“Come tutte le forme di cultura di massa, il calcio genera in abbondanza retroterra. Forse, sotto una certa luce, è possibile considerare il fantacalcio come il meno tossico tra tutti: non aggressivo come i social media, non socialmente dannoso come il gioco d’azzardo, non folle come le teorie del complotto. Per i suoi praticanti più devoti, offre una forma di comunità e di azione, una microdose settimanale di trionfo e disastro, un coinvolgimento emotivo in uno sport che spesso considera i suoi tifosi come semplici consumatori”.
Ovviamente c’è cerca di lucrarci. “I campionati a premi, sebbene teoricamente vietati, continuano a prosperare. Il mercato degli strumenti di intelligenza artificiale e delle conoscenze riservate, protetti da abbonamenti premium, è schizzato alle stelle. Negli ultimi anni, i giocatori di poker professionisti hanno iniziato a migrare sempre più verso il fantacalcio“. Persino i bookmakers adesso prendono di mira i contenuti del fantacalcio per pubblicità e partnership.
“A un certo livello, il fantacalcio esprime quella che è sempre stata una delle grandi tensioni inesplorate del football. In che misura gli elementi effimeri e le sottoculture di uno sport arricchiscono la vera essenza del gioco e in che misura la diluiscono? Cosa succede quando l’attrazione secondaria si dissolve nello spettacolo principale? Nato come un innocuo passatempo, costruito attraverso la comunità, cresciuto a grande richiesta, e ora sotto attacco da parte di grandi capitali e grandi aziende tecnologiche: a pensarci bene, forse il fantacalcio è un modello piuttosto valido per il gioco stesso”.