La Serie A non è un campionato per giovani: i pochi che sbocciano, se ne vanno subito

Gravina è ancora là, ha fatto un bel discorso. Napoli favorito: rosa solida, bilanci in ordine. Il Nord è lontano, pieno di debiti e confusione.

Leoni Serie A

La Serie A non è un campionato per giovani: i pochi che sbocciano, se ne vanno subito

FALLI DA DIETRO (rubrica nata nel 2008. Le rubriche omonime nate successivamente sono imitazioni)
PRESENTAZIONE DEL CAMPIONATO 2025-26

Partono con lo scudetto sul petto. Partono favoriti.
Partono con in testa l’Impomatato, pavone in parata nuziale, dopo un mercato da dominatore.
Con il colpo più prezioso.
Il diamante che abbaglierà il campionato.
King Kevin, fuoriclasse tra i più raffinati e illustri dell’ultimo lustro.

L’investimento bis da 150 milioni, per alcuni ipercritici è stato di una generosità anche eccessiva.
C’è il rischio che nasca la mala fiamma della rivalità all’interno della rosa.
Cosa è venuto a fare Milinkovic? A disturbare la tranquillità dell’Albatros?
Ah, dimenticavo. La costruzione dal basso.

Persino di Kevin c’è chi sussurra.
Speriamo non dia fastidio a Scott. E che l’amatissimo non soffra troppo il “fatti più là” della star belga, che lo costringerà un po’ a defilarsi sulla corsia esterna.

Poi la carocchia.
Bud Romelu Spencer ci saluta e se ne va.
Ci si vede l’altr’anno.
Maledizione! Giusto il giorno dopo l’addio del Ciolito e di Jack. Jack, già.
Che avrei seguito con curiosità in quella posizione.
Ma guarda te.
E subito il cielo pirotecnico s’accende nei mille nomi dell’eventuale sostituto.
Fiducia nella Società.

Partono favoriti.
Rosa solida. Bilanci in ordine.

Il Nord è lontano. E sembra incredibile.
Lo dicono i book. Gente concreta.
Che bada al sodo. Cioè al soldo.

Il Nord è lontano.
Pieno di debiti e confusione.

L’Inter bauscia ha dovuto smaltire il Mondiale per club.
E’ in ritardo di preparazione.

Marotta si è fatto azionista per dimostrare quanto lui creda nella società.
Dopo la disfatta totale dello scorso anno su tutti i fronti possibili, ha scelto Chivu per il dopo Inzaghi.

Gli ha consegnato la formazione dell’anno scorso.
Età media 30 anni.
E un’aria pesantissima nello spogliatoio dopo il j’accuse in terra d’America del Toro contro il Turco.
Che ha creato due partiti contrapposti: Calhanoglu, Thuram, Sommer da una parte, Lautaro, Barella, Bastoni dall’altra.

Non esulta la piazza.
Anzi c’è rabbia e ostilità nei confronti di una società assente e indolente.

La Vecchia non sta meglio.
Comolli deve smaltire le macerie lasciate negli ultimi anni gli allenatori, i direttori e presidenti precedenti.

Non lo può fare in due mesi.
Se sarà bravo ci vorranno tre anni per rimuovere tutte le schifezze ereditate.

Chiellini ha scelto Tudor.
Unico vantaggio: è uno che conosce l’ambiente.
Ora però deve dimostrare di essere un allenatore da Juve.

Se in questi pochi giorni che rimangono non gli prendono un difensore vero, un esterno a tutta fascia, e Kolo Muani sarà dura.

I Diavoli.
E’ vero, c’è un’identità diversa rispetto al passato.
Fino a ieri non si sapeva chi comandava, oggi, con l’arrivo di Tare e Allegri, si intravede una programmazione più chiara.
Ma è tutto da verificare.
L’unico vantaggio vero è che giocheranno una volta a settimana.
Ma hanno una rosa ridotta a 22-23 elementi.
Tantissimi i cambiamenti.
E quelli in difesa peseranno di più.
In centrocampo Modric e Ricci riusciranno a far ingoiare l’addio di Reijnders. Manca un interditore, però.
Poi l’attacco. Leao l’incostante pare sarà provato centravanti. Vedremo. Per ora tante scommesse, ma poche certezze.

La Roma ha un debito spaventoso.
Il settlement agreement imposto dall’Uefa va rispettato. Ranieri, dopo aver fatto il gesto dell’ombrello a Gravina, ha rincorso il Gasp e gli ha chiesto di fare il Gasp.
Cioè valorizzare la rosa per poi vendere e sistemare i bilanci.

Dall’altra parte del Tevere è tornato Sor Polpetta.
Da un po’ sta là, seduto sulla panchina.
Si scaccola e aspetta che Lotito si svegli dalla pennica per fargli la squadra.

La Dea è all’anno zero.
Nell’ultimo decennio, con Percassi, era cresciuta tanto. Fino a essere considerata una tra le migliori società italiane.
Mancava solo un passo per lottare davvero fino in fondo per lo scudetto.
Poi Gasp – l’altro grande artefice del miracolo Dea – ha deciso di lasciare.
Ora c’è Juric. Ed è tutto un’incognita.

Vediamo se il Como miliardario di Cesc si conferma.
Cambiano le panchine. Girano sempre gli stessi nomi.
Un po’ come succede nel cinema italiano.
Poi sbuca fuori il nesci Carlos Cuesta.
Sarà il nuovo allenatore del Parma. Trent’anni.
Seguirò con curiosità.

Concludendo.
E’ un campionato per vecchie star.
Alla ricerca della seconda giovinezza.
Tema molto sveviano, a pensarci.

Non è un campionato per giovani.
Quei pochi che sbocciano scappano via.
Vedi Leoni. Vedi Calafiori, Vicario, Udogie.

È un campionato gestito da gente incapace e inefficiente.
Gente che gode di protezioni oscure e inquietanti.
Il presidente di una federazione che manca due volte il Mondiale, deve lasciare. Per dignità.

Gravina è ancora là.
Ha fatto un bel discorso.
Ha garantito che questa volta la qualificazione ai Mondiali del Messico è cosa certa.
Poi ha consegnato la panchina al Gattaccio.
Applausi.

Correlate