Martinenghi: «Matteo Giunta mi ha stupito, ero tornato a nuotare con 10 chili in più»

Al CorSera: «È un allenatore molto presente, ma non invadente. Prima di Parigi, dissi ai miei nonni che mi sarei ritirato se avessi vinto l'oro; ma la verità è che amo follemente gareggiare».

Rai Martinenghi

Italy's Nicolo Martinenghi celebrates after winning the final of the men's 100m breaststroke swimming event during the Paris 2024 Olympic Games at the Paris La Defense Arena in Nanterre, west of Paris, on July 28, 2024. (Photo by Manan VATSYAYANA / AFP)

Nicolò Martinenghi, che ha vinto l’oro alle Olimpiadi di Parigi nei 100 metri rana, è impegnato nei Mondiali di nuoto a Singapore. La sua intervista al Corriere della Sera.

Martinenghi: «Prima di partire per Parigi, dissi ai miei nonni che mi sarei ritirato se avessi vinto l’oro»

«L’esperienza ti porta a calibrare bene ciò che davvero vuoi. Sono entrato nella seconda parte della mia carriera, ho piena coscienza di fare una vita fantastica che finirà tra qualche anno. Ho deciso di godermela il più possibile. A Verona sono tornato a nuotare divertendomi».

Dica la verità, dopo l’oro olimpico ha pensato di abbandonare il nuoto?

Martinenghi: «Sì, ho pensato di smettere. A novembre scorso mi frullava il pensiero: non voglio più farlo. Dal 2021, dai 2 bronzi di Tokyo, non mi ero mai fermato, quattro anni di grandi successi e di pura poesia. Ma quando vinci un oro olimpico è tutto diverso, ti togli il peso di tante cose ma te ne arrivano altre a cui non sei pronto».

Cosa le ha fatto cambiare idea?

«Il rispetto per il nuoto, per quello che mi ha dato, per ciò che io ho dato a lui. Non era ancora il momento per chiudere la nostra storia d’amore. Le svelo un aneddoto. Prima di partire per Parigi vado a pranzo dai miei nonni, a tavola esclamo: “Oh, se torno con la medaglia d’oro smetto di nuotare al 100%”. Invece da codardo sono ancora qua a sgomitare».

C’entra il peso dell’oro olimpico? Quello descritto da Paltrinieri: da una parte la pressione di essere il favorito, dall’altra il senso di vuoto per aver centrato il sogno…

Martinenghi: «Io non l’ho vissuta come Greg o come Ceccon. Loro avevano il peso di vincere. Nei miei tanti successi non sono mai stato l’uomo da battere. Ero sempre nella bagarre dei migliori, e questo mi fa onore, ma non ero sulla carta il più forte. A Parigi al blocco di partenza provavo una tranquillità assoluta. Mi dicevo: tu sai come affrontare queste finali, sai come gareggiare. Altri avversari, pur forti, non avevano questa mia consapevolezza. Amo follemente gareggiare. Essere sfidato, sfidare i rivali ma anche me stesso».

Con Matteo Giunta una sintonia immediata:

«Mi ha stupito. È un allenatore molto presente senza essere invadente. Le incognite erano tante in un anno post olimpico con 4-5 mesi di riposo, tornando a nuotare a gennaio con 10 Kg in più, tanti cambiamenti da assimilare. Agli Assoluti di Riccione mi ha fatto strapiacere quando mi ha detto: qualsiasi cosa succede in gara, mi metto davanti io, ti faccio da filtro. Gli ho risposto: magari non avrò bisogno di essere tutelato, ma grazie per avermelo detto».

A Verona divide la vasca con Thomas Ceccon allenato da Burlina. C’era chi malignamente ipotizzava tensioni tra i due gruppi di lavoro per via delle schermaglie dialettiche tra Ceccon e Federica Pellegrini, moglie di Giunta…

«Con Thomas ci conosciamo benissimo sin dalle giovanili, siamo anche usciti insieme. Non bisogna credere alle cavolate messe in giro».

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