Linari: «Abbiamo pianto per anni e fatto tanti sacrifici. Il rigore? Spero che l’arbitra si ponga i miei stessi dubbi»
La centrale Azzurra a Repubblica: «Oggi brucia di più aver subito il gol al 96esimo. Diritti civili? Purtroppo, con questo governo l'Italia non fa passi avanti».

Cm Berna 11/07/2025 - Europeo femminile 2025 / Italia-Spagna / foto Cristiano Mazzii/Image Sport nella foto: Elena Linari-Aitana Bonmati
Elena Linari, difensore della Roma e della Nazionale italiana, ha rilasciato un’intervista a Repubblica dopo la sconfitta delle Azzurre in semifinale agli Europei contro l’Inghilterra.
Linari: «Abbiamo pianto per anni e fatto tanti sacrifici. Il rigore? Spero che l’arbitra si ponga i miei stessi dubbi»
«Avrò dormito a stento un’ora, ma solo perché a un certo punto sono crollata. Mi sono addormentata ripensando all’azione del pareggio al 96’, e continuo a mordermi le mani. Mi sono fatta tante domande. E se ci avessi messo più foga in quella scivolata per intercettare il tiro di Agyemang? Se fossi andata al contrasto più decisa? La testa si arrovella, non ho risposte. La ferita è bella grossa, il colpo l’abbiamo sentito tutte».
Prevale la rabbia per il rigore assegnato alle inglesi o il dispiacere per esservi fatte raggiungere al 96’?
Linari: «Oggi quello che sentiamo è la frustrazione per quei sessanta secondi finali dei tempi regolamentari. Stavamo facendo la storia. Poi, premesso che non amo criticare le arbitre, è normale che quel rigore bruci. Perché Martincic non è andata a rivederlo al Var? Anche i sette minuti di recupero che ha concesso nel secondo tempo erano troppi. Mi auguro che abbia un po’ di coscienza e si ponga gli stessi dubbi che ho io su quello che potevo fare meglio».
Condivide le parole di Girelli, che ha detto “ci è stato rubato qualcosa”?
«Oggettivamente sì, ma dalla Svizzera torniamo con la consapevolezza di aver giocato alla pari con le campionesse in carica. L’epilogo lascia l’amaro in bocca, ma voglio scavare più a fondo, andare oltre. E vedo un futuro ancora più bello per noi».
Nell’ottobre 2019 è stata una delle prime calciatrici a fare coming out, dicendo che «in Italia non siamo pronti ad accettare l’omosessualità». Oggi le cose sono cambiate?
«No, purtroppo no, la situazione non sta migliorando ed è per il governo che abbiamo, mi dispiace. Stanno portando avanti nuovamente la famiglia tradizionale, al netto di alcune eccezioni come il sindaco di Roma Gualtieri o la nuova sindaca di Genova Salis, che ha appena sposato due donne. Nel mondo vedo una crescita, tralasciando Trump. Ma bisogna ricordare quante aggressioni ci sono per due donne che camminano per strada mano nella mano, o due uomini che si azzardano a darsi un bacio a stampo. È assurdo dover parlare di questo nel 2025».
A proposito di Inghilterra, è vero che lascia la Roma per andare a giocare nelle London City Lioness?
Linari: «C’è una trattativa molto ben avviata, un’opportunità che mi rende felice e orgogliosa».
Nella sua camera del ritiro di Weggis ha discusso la tesi e si è laureata in Scienze Motorie:
«Spero sia un messaggio per chi fa sport, vorrei far capire loro che è possibile studiare e portare avanti una carriera d’élite, purtroppo non ovunque da professionisti».
Ha già pensato a cosa farà a fine carriera?
«L’idea di allenare c’è, ma vorrei anche fare i corsi da match analyst, scouting. Spero che presto una donna possa avere un’opportunità nel calcio maschile, a me piacerebbe fare un’esperienza del genere».
In tv vi hanno seguito in oltre 4 milioni. È tornato un grande entusiasmo, qual è la ricetta per non farlo spegnere?
«Abbiamo pianto per anni e fatto tanti sacrifici. Lo staff del ct Soncin ha saputo entrare nel nostro cuore e noi gli abbiamo dato tutto. Se doni l’anima a un gruppo di donne, loro saranno sempre pronte a buttarsi nel fuoco per te. Ci siamo guardate negli occhi e ci siamo dette: “Questo è il nostro momento”. Ora tocca agli altri fare qualcosa di tangibile: alla federazione, che già sta facendo tanto, ai club, agli enti che collaborano per lo sviluppo del movimento».