Il modo in cui è pianificato il Tour de France è un invito al doping (Süddeutsche)

"Come può una persona in bicicletta sopravvivere a queste 21 tappe senza barare? Il monossido di carbonio è vietato, ma è impossibile da controllare..."

Pogacar

Saint Lary-Soulan Pla D’adet (Francia) 13/07/2024 - Tour de France / foto Panoramic/Image Sport nella foto: Tadej Pogacar ONLY ITALY

Chi ha visto la meravigliosa scalata-record del Ventoux di ieri lo sa, o almeno se ne è fatto un’idea: quei ritmi, quelle accelerate da 15 a 33 km/h di Pogacar e Vingegaard su una salita al 10% di pendenza, non sono una roba da umani. Prima 150 chilometri nel caldo del sud della Francia poi gli ultimi 1.573 metri di dislivello in soli 21 chilometri, al 16esimo giorno del Tour de France. La Süddeutsche Zeitung scrive che è una tortura. Anzi lo è proprio il Tour: 67 salite, solo otto tappe cosiddette pianeggianti, una cronometro in pianura, sei tappe di montagna con cinque arrivi in montagna (inclusa una cronometro di montagna) e sei tappe di salita con tratti molto accidentati. E la domanda è sempre la stessa – il grande tormentone del ciclismo: “come può una persona in bicicletta sopravvivere a queste 21 tappe senza barare? E il modo in cui è pianificato il percorso non equivale implicitamente a un invito al doping?” Paret-Peintre, il francese che ha vinto il Ventoux ieri, pesa 50 chili…

I velocisti – scrive il giornale tedesco – possiedono la rara combinazione di resistenza estrema e di una potenza esplosiva ancora più estrema. Nessun’altra disciplina al mondo lo richiede; né i campioni del mondo di Ironman né i vincitori olimpici di maratona lo possiedono o ne hanno bisogno, né i migliori fondisti o centometristi”.

“Il caldo, l’altitudine, i molteplici stress. Al Tour de France non si registra un test antidoping positivo da dieci anni. Ma accanto alle sostanze ufficialmente vietate, ce ne sono numerose altre altrettanto efficaci e legali: una coesistenza alquanto strana. Il metodo doping altamente performante, ma nel peggiore dei casi fatale, di inalare monossido di carbonio (perché aumenta la capacità del sangue di trasportare ossigeno) è stato vietato dall’Unione Ciclistica Internazionale all’inizio dell’anno. Ma il monossido di carbonio è praticamente impercettibile nell’organismo: in altre parole, questa scappatoia non può essere attualmente eliminata. Altri sport hanno lo stesso problema. Ma in nessuna competizione al mondo il monossido di carbonio sarebbe più utile che al Tour de France. Il dubbio, quindi, aleggia sempre”.

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