Roma ha paura che Ranieri la lasci sola con Gasperini
Il Gasp è antropologicamente estraneo alla romanità. I romanisti lo sanno. E Ranieri doveva servire da cintura di contenimento. E poi non si sa mai che alla terza giornata...

Gc Appiano Gentile (Como) 22/09/2011 - allenamento Inter / foto Giuseppe Celeste/Image Sport nella foto: maglietta Gasperini-Ranieri
Roma ha paura che Ranieri la lasci sola con Gasperini
Serve un interprete per decrittare il romanismo. Più che un interprete. Un antropologo. Uno studioso di comunità. Sennò si fatica a comprendere la diffusa e ostinata ostilità del romanismo all’incarico di Ranieri in Nazionale. Se fate un giro sui social, rimarrete o sbalorditi, o vi scompiscerete dalle risate. Ranieri, il loro Ranieri, non si tocca. Al punto che con ogni probabilità l’Italia dovrà sorbirsi la pagliacciata del doppio incarico pur di avere sor Claudio sulla panchina della Nazionale.
Ma qual è il nocciolo della questione? Il nocciolo è Gasperini. È la sua estraneità antropologica a Roma. Da circa una settimana i romanisti sono immersi in una sessione ininterrotta di esercizi spirituali per riuscire ad accogliere nel loro seno il padano Gasp. Non diciamo per farselo piacere, almeno per provare a digerirlo. Piemontese di estrazione, bollito a lungo nella Bergamasca, Gasperini è quanto di più lontano l’umanità possa partorire da Roma. Non è questione di calcio. Stiamo parlando d’altro.
Al terzo giorno di allenamenti potrebbe scattare una frase sull’indolenza dei romani
E poiché a volere Gasp è stato Ranieri, i romanisti sanno benissimo che il signor Claudio avrebbe un ruolo fondamentale. Nella loro testa, Ranieri dovrebbe convertire in romanità i modi di fare del brizzolato e irascibile allenatore. Missione ovviamente impossibile. Ma la grande paura è questa. Che alla terza sessione di allenamenti scatti una di quelle frasi vagamente padane sull’indolenza romana, che poi parta una risposta a tono da parte di qualche calciatore e via via verso nuovi Papu Gomez e nuovi Lookman. Perché il Gasp è abrasivo. Pare che a Bergamo i Percassi dicano peste e corna di lui in ogni colloquio privato con chicchessia. Ma insomma anche se non fosse vera questa diceria, non fatichiamo a credere che convivere con Gasperini sia un compito arduo. Molto arduo.
Ma pensare che possa essere contenuto da una cintura di romanità, è un’idea che solo Roma poteva partorire. Ma questa non è la sola grande paura. Il vero timore è che alla terza giornata venga giù tutto e che quindi ci sia bisogno dell’intervento dell’Illuminato. E se poi finisce sulla panchina della Nazionale, chi ci va ad allenare la Roma? C’è questo ragionamento alla base dei tormenti del popolo giallorosso. Che faticherebbe a digerire anche il doppio incarico. Che è atterrito all’idea di ritrovarsi da solo con l’allenatore padano che magari la coda alla vaccinara neanche l’assaggia, figuriamoci l’amatriciana. Al massimo le puntarelle ma ora non è nemmeno stagione.
Vedi un po’ che casino hanno combinato Spalletti e Gravina. Il doppio incarico sarà il tributo da pagare alla tutela della romanità che ha paura di rimanere da sola col padano. In fondo, però, ha più paura per il padano che per sé.