Il Napoli che prende De Bruyne sembra quasi scontato, ormai il club proietta un’immagine da big (Guardian)
C'era una volta il Napoli underdog. "De Bruyne è della categoria dei Ronaldo". E nella Serie A più lenta, avrà un ruolo da protagonista. Proprio come McTominay

Foto X De Laurentiis
“L’arrivo di Kevin De Bruyne segna una nuova era per il Napoli”, scrive il Guardian. Perché “resta una superstar nonostante l’età e sarà un grande aiuto per Conte, Lukaku e McTominay”. E’ uno dei “plus” di aver preso una “superstar”: la certificazione internazionale di crescita.
“Il passaggio di Kevin De Bruyne al Napoli la scorsa settimana è sembrato un po’ scontato – scrive Nicky Bandini – uno dei migliori giocatori di una generazione ha cambiato squadra per la prima volta in dieci anni, senza troppe cerimonie. Il cambiamento di tono rispetto ai primi lavori di De Laurentiis era evidente. Si tratta di un uomo che una volta presentò Gökhan Inler – un talento internazionale svizzero, ma certamente meno degno di nota di De Bruyne – con una maschera da leone a una serata su una nave da crociera. I tempi cambiano, e con loro anche il Napoli”.
“Un club che un tempo si spacciava per sfavorito (underdog) e rubava la scena ha iniziato a proiettare un’immagine diversa: quella di una squadra che sa di poter vincere trofei e intende continuare a farlo; una squadra il cui marchio internazionale si è rafforzato al punto da poter ingaggiare un giocatore come De Bruyne”.
“Non è certo il primo grande acquisto dell’era De Laurentiis. Gonzalo Higuaín aveva segnato 121 gol con il Real Madrid e vinto la Liga tre volte prima di approdare al Napoli. Victor Osimhen è costato più di 70 milioni di euro (60 milioni di sterline) al Lille. De Bruyne, tuttavia, appartiene a una categoria diversa: uno dei migliori giocatori nella storia della Premier League, con sei vittorie e due premi di giocatore dell’anno in Premier League, in una posizione di prestigio accanto a Thierry Henry, Cristiano Ronaldo, Nemanja Vidic e Mohamed Salah. De Bruyne ha anche vinto la Champions League, ha spinto il suo fisico al limite per aiutare il Manchester City a tagliare il traguardo nel 2023″.
Certo, continua il Guardian, “De Bruyne avrà 34 anni quando giocherà la sua prima partita con il Napoli e gli ultimi due anni al City suggeriscono che il suo fisico non sia più in grado di giocare ai livelli di un tempo. Ciononostante, un giocatore che ha messo a segno otto gol e 17 assist nelle ultime due stagioni di Premier League, pur avendo giocato da titolare solo 34 partite, ha chiaramente ancora molto da dare. E il suo potere di leader potrebbe non essere ancora svanito”.
“Non è tanto che l’acquisto di De Bruyne trasformi il panorama del Napoli, quanto piuttosto che potrebbe consolidare una tendenza. Hanno vinto due scudetti in tre anni, eppure questi successi sono sembrati stranamente slegati tra loro: ottenuti sotto allenatori diversi, con tattiche diverse e con giocatori diversi in ruoli chiave. Lo scudetto 2022-23 è stato un fulmine a ciel sereno, con Luciano Spalletti che ha saputo sfruttare il talento di un Khvicha Kvaratskhelia appena scoperto e un anno di svolta per Osimhen. La scorsa stagione è stata diversa, un nuovo progetto sotto la guida di Antonio Conte che si è concretizzato più rapidamente di quanto chiunque si aspettasse”.
Secondo il Guardian i fattori di questo grande acquisto sono i soliti, di cui si è scritto ovunque: Conte, la voglia del belga di giocare ancora ad alto livello, i consigli di Mertens e Lukaku. Ma c’è il fattore Scott McTominay che rischia di essere il principale. “Sarà affascinante vedere come Conte li userà insieme. Ha dimostrato la sua flessibilità in questa stagione, stravolgendo i suoi piani tattici originali per sfruttare al meglio i punti di forza del nazionale scozzese. Ci sono tutte le ragioni per credere che anche De Bruyne possa essere un successo. Sarà anche un luogo comune, ma resta vero che il calcio giocato in Serie A è più lento e tattico di quello della Premier League. Con più tempo a disposizione, avrà l’opportunità di reinventarsi ancora una volta, come ha fatto ripetutamente durante i diversi capitoli della sua esperienza con Pep Guardiola al City. In momenti diversi è stato centrocampista difensivo, regista arretrato, ala, numero 10 e falso 9″.