Antonella Clerici: «Quando esprimo un’opinione sui social e mi scrivono “torna in cucina”, è la cosa che detesto di più»
A Vanity Fair: «Nel 2010 ho condotto Sanremo da sola perché nessuno voleva farlo con me. Mi sono detta: “Se lo devo fare, mi prendo tutta la responsabilità”».

A Vanity Fair Antonella Clerici racconta di sé e della sua lunga gavetta prima di diventare una signora della tv.
Le è mai capitato che un uomo le dicesse: «Te lo spiego io»?
«Tante volte. Negli anni ’90 ero una delle poche giornaliste donne negli stadi, mi guardavano come un’aliena. In alcuni casi, però, ho avuto insegnanti uomini straordinari, da cui ho imparato moltissimo. Se il “te lo spiego io” arriva da un parigrado, mi siedo e gli rispondo: “Confrontiamoci”».
Chi sono stati i suoi maestri?
«Tutti i grandi “vecchi” della tv con me sono sempre stati molto gentili: Maurizio Costanzo, Pippo Baudo. Lui mi ha insegnato a cominciare facile. Diceva sempre: “Quando apri una trasmissione, soprattutto se sei in diretta, inizia facile. Perché se parti con un regolamento, ti incarti. Se invece dici solo ‘benvenuti all’Ariston’, hai rotto il ghiaccio”».
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Ha fatto così nel 2010, per il Sanremo che ha condotto in solitaria? Quindici anni dopo è l’ultima donna ad averlo fatto.
«È un po’ un peccato. Prima o poi ci sarà una giovane donna a condurlo da sola. Come dicevo, bisogna coltivare le nuove generazioni. Io l’ho condotto da sola perché nessuno voleva farlo con me. Mi sono detta: “Se lo devo fare, mi prendo tutta la responsabilità”. E ho portato sul palco il mio mondo: dallo sport, con Cassano, a tante donne ospiti: Jennifer Lopez, Rania di Giordania».
Qual è stato il momento più difficile della sua carriera?
«Nel 2008, quando ero incinta di mia figlia e conducevo La prova del cuoco, mi dissero: “Vai in maternità e poi torni”. E invece no. Quando finì la maternità, ero fuori. Mi avevano sostituita. Non mi sono arresa. Ho fatto un grande programma, Ti lascio una canzone, poi ho condotto Sanremo da sola. E quando poi mi hanno detto: “Adesso possiamo darti tutto, cosa vuoi?”, io ho risposto: “Non voglio più soldi o gratificazioni. Voglio tornare alla Prova del cuoco”. Perché non era giusto che una gravidanza mi avesse tolto il mio lavoro. Essere tornata lì – e lo dico sempre da privilegiata – è stata la mia rivincita. La mia, ma anche quella di tutte le donne».
Qual è stato il pregiudizio più forte nei suoi confronti?
«Che sono troppo popolare, che so di sugo. Quando esprimo un’opinione sui social e mi scrivono “torna in cucina”, è la cosa che detesto di più. Non è che tutto quello che non è popolare sia per forza interessante. Anzi, spesso è il contrario. Gli show cooking, soprattutto all’inizio, venivano visti come roba di serie B. Quando ho proposto La prova del cuoco è stato difficile farlo accettare. Ma sono stata ostinata. Attraverso la mia cucina ho fatto passare messaggi più importanti di tanti talk salottieri: sono stata una delle prime a parlare degli scaldoni della menopausa, quando era ancora un tabù; ho raccontato la transizione di uno dei miei cuochi; ho parlato di educazione sentimentale con i ragazzi, dopo il femminicidio di Giulia Cecchettin».
Qual è la cosa che ha detto in onda e che ancora oggi la fa più ridere o arrossire?
«So di avere fatto gaffe famose, come quella del “non posso vivere senza ca…”. Mi ha perseguitata per anni, insieme a quella della “borra”. Mi succede quando sono molto stanca, ormai so che in quei momenti non dovrei andare in diretta. Però questi episodi mi hanno avvicinata al pubblico più giovane, che guarda i video delle mie gaffe su YouTube o su TikTok».