Alcaraz se la gode, e si diverte quando gioca. E’ il simbolo perfetto della Gen Z (El Paìs)
"Non sembra sopraffatto dalla prospettiva di una semifinale, di un titolo o di un posto in classifica. Sembra semplicemente felice di colpire la palla da una parte all'altra del campo"

Spain's Carlos Alcaraz eyes the ball as he plays against Italy's Jannik Sinner during their men's singles final match on day 15 of the French Open tennis tournament on Court Philippe-Chatrier at the Roland-Garros Complex in Paris on June 8, 2025. (Photo by ALAIN JOCARD / AFP)
Il 29 dicembre 2014, Carlos Alcaraz , che allora aveva 11 anni, caricò una foto sul suo account Instagram. È un primo piano scattato da un tavolo di legno, che mostra, in primo piano, il manico di una racchetta appoggiato su una moneta da cinquanta centesimi. Dietro si intravedono un sacchetto di Cheetos e un altro di Ruffles al prosciutto. Alcaraz scrive nella didascalia che accompagna la foto: “Soldi, racchetta, patatine, ho tutto, ahah”.
Il Paìs torna sulla predisposizione naturale di Alcaraz al divertimento, oggetto d’un dibattito che prova a definirne il ruolo di antagonista alla “serietà” professionale di Sinner. Scrive che “diversi studi hanno dimostrato che i Millennial si vergognano di più quando si tratta di prendersi del tempo libero e quindi tendono a sprecare i giorni di ferie non goduti. Una vergogna. La Generazione Z, invece, si gode le ferie con entusiasmo, le condivide, le pubblicizza e persino le ironizza, perché non c’è nulla di vergognoso nell’approfittare di un diritto del lavoro”.
E’ il teorema Ibiza. “Alcaraz balla nella sala privata di una discoteca, si tuffa in mare da uno yacht e posa con la camicia sbottonata circondato dagli amici. Non fa nulla che altri atleti, come i calciatori, non facciano, come se i loro contratti includessero una clausola che presupponesse un’estate a Ibiza. L’unica differenza è che Alcaraz condivide naturalmente il suo amore per le vacanze e le feste”.
I giovani di adesso, scrive il Paìs, “possiedono un pragmatismo appreso osservando una generazione ansiosa e tormentata dall’ansia, la nostra.
“Il tennis moderno è dominato da scambi potenti e logoranti da fondocampo. È uno sport sempre più potente e atletico. Alcaraz gioca in modo diverso, con una nonchalance quasi matematica. Non sembra sopraffatto dalla prospettiva di una semifinale, di un titolo o di un posto in vetta alla classifica Atp. Sembra semplicemente felice di colpire la palla da una parte all’altra del campo. E questa gioia è la leva attraverso cui si scatena tutta la sua creatività. La sua creazione a volte diventa caotica, ovviamente. Nei suoi momenti peggiori, Alcaraz è disorganizzato. Può disperarsi con colpi dominati dall’impulsività. Ma nei suoi momenti migliori, nei momenti più ordinari, crea un gioco completo, intuitivo e bellissimo. Soldi, racchetta, patate, amici: ha tutto”.