Il gestionismo azzurro, godimento nel godimento, ruota attorno a Meret, Rrahmani, Lobotka. Conte fa l’alchimista. Raspad’oro è tornato

Le pagelle di Lecce-Napoli 0-1, a cura di Fabrizio d’Esposito
MERET. A Lecce si celebra l’epifania della sofferenza che trasmuta nell’acme del contismo duro e puro e il giovane Meret usa soprattutto la cabeza, secondo dopo secondo. Il gestionismo azzurro, godimento nel godimento, ruota attorno a lui, ad Amir il pluricentenario (nel senso dei palloni giocati, ormai una legge azzurra) e al Caro Lobo. Questione di gonadi e di nervi. La traversa di tale Gaspar è un accidente soverchio che non devia il fato e poi c’è quella manata sul tiraccio maligno di Helgason rimpallato da Lobo. Viva Meret – 7
DI LORENZO. Quello di via del Mare non è un circo e l’Euroappuntato all’uopo diventa finanche rugbista con quei metri e con quelle rimesse laterali lucrate negli ultimi dieci minuti. Un’imago del calcio essenziale. Per il resto il Capitano puntella la destra al solito, ché è la sostanza che conta non il modulo – 7
RRAHMANI. Sente l’odore della paura del montenegrino dal cognome tutto consonanti e lo annichilisce crudelmente. Amir presidia per la quarta volta consecutiva una difesa illibata e amministra con la sapienza del veterano i palloni ricevuti dal giovane Meret. Fa talmente tutto bene che quando sbaglia provoca un brivido di sorpresa, come al 32’: una pelota donata pericolosamente agli autoctoni – 7
OLIVERA. Il Mati centrale oltre a difendere sa tenere palla, aspettare e scorgere il compagno giusto cui passarla – 7
SPINAZZOLA. Ennesima partita intera per Zio Spina che bilancia un po’ di errori e palle perse con un’offesa efficace lì a sinistra. Le sue prestazioni sempre più che sufficienti sono un altro manifesto contiano dell’emergenza diventata opportunità – 6,5
POLITANO. Subito l’assist per il gol effimero di Lukakone Nostro. Lì a destra, Na-Politano ha il sole negli occhi ma il suo pendolarismo non ne risente più di tanto. Certo, talvolta l’intesa con Di Lorenzo non è precisa epperò il suo sacrificio alla Dorando Pietri ne fa il discepolo prediletto della praxis contiana – 7
NGONGE dall’85’. Cirillo tenta di congelare la pelota e va bene così – 6
ANGUISSA. Oggi pomeriggio la terra di mezzo è un fascio di nervi d’acciaio che deve sopire, gestire, controllare senza tanti grilli per la cabeza. E Zambo questo fa – 6,5
LOBOTKA. Il Lobo contiano è sempre più diverso da quello spallettiano. Il governo del possesso passa sempre per lui ma sa farsi concavo e convesso, cioè orizzontale e verticale. Speriamo bene per l’infortunio – 7
GILMOUR dal 54’. Il Napule arretra senza neanche più gestire e Billy the Kid si arrabatta come può – 6
McTOMINAY. Come Zambo, anche Scott il Rosso stavolta si dedica a custodire tra il centro e la trequarti il prezioso vantaggio. Primum vivere e vincere – 6,5
LUKAKU. Lukakone Nostro è l’atto di fede dell’Uomo in panca in questa squadra: un totem intangibile piantato su un prodigio dell’emergenza. La vita è un pallone rotondo e Lukakone Nostro sa come farla girare. Peccato per il gol annullato – 6,5
SIMEONE dall’87’. Senza voto
RASPADORI. Giacomino ha ritrovato il suo talento di Raspad’Oro, decisivo quando serve. In questo caso fa tutto da solo: lucra la punizione dal limite e poi la tira a giro per lo zero a uno della vittoria – 7,5
BILLING DAL 78’. Senza voto
CONTE. Continua a trasformare l’emergenza in una pepita aurea inimmaginabile, mai vista. E dal suo Catechismo rivoluzionario estrae un altro aforisma da consegnare a tutti: a noi, al Duce Aurelio, ai nostalgici dell’estetica novantunista zero tituli, all’intero popolo: “Chi vince scrive la storia, gli altri la vanno a leggere”. E noi non vogliamo essere lettori. Perdipiù oggi non era affatto facile nella sua citta natìa, tra il lutto prima e la barbarie dei botti in campo poi. Se mai succederà, merita monumenti, murales e strade da intitolare. Viva Conte – 10
ARBITRO MASSA. Nervoso e incerto, per fortuna non incide – 4