Contro la santificazione di Claudio Ranieri

La discussione innescata paraculescamente da sor Claudio non è sul rigore (che non c'è) ma nella cavillosità del Var

Ranieri

Mg Milano 27/04/2025 - campionato di calcio serie A / Inter-Roma / foto Matteo Gribaudi/Image Sport nella foto: Claudio Ranieri

Contro la santificazione di Claudio Ranieri

Il calcio è davvero l’arte dei paraculi. Potrei dire furbi, ma ormai non ha più lo stesso significato, e se dovrò andare all’inferno non sarà certo per colpa di una mezza parolaccia innocente.

È dalla fine di Atalanta-Roma 2-1 – partita che giustizia vorrebbe si declinasse e si esaltasse per il terzo posto dell’Atalanta alla faccia di un sacco di club tutti chiacchiere e distintivo – che sento fare “dibbattiti” indignati sul rigore concesso e poi ritirato alla Roma tramite Var.

La discussione, innescata “paraculescamente” da Claudio Ranieri, è tra le più surreali che abbia mai sentito: l’ingiustizia non è già nell’essenza del rigore stesso, che quasi tutti riconoscono non esserci, ma in una cavillosità “paracula” – aridaje – secondo cui il Var non poteva intervenire perché il fallo è basso e il “tocco” comunque c’è (come se nel calcio, sport di contatto, un qualsiasi “tocco” anche il più leggero, fosse peccato mortale) etc etc.

Il tutto ricevuto come verità assoluta e incontestabile, partendo da una filippica di Sir/Sor Claudio Ranieri, che è sì un gentleman, cui però ogni tanto in tv parte la brocca sostenendo tesi copernicane. E se fosse Papa Paolo V brucerebbe pure Galileo in piazza, in nome di una scienza fasulla.

In più in diretta su Dazn con l’ex arbitro Marelli, che assai civilmente espone la sua, Ranieri si comporta davvero male, quasi lo insolentisce. Per avvalorare la sua posizione si gonfia tutto e alza la voce. E infine se ne va pure, con gesto da gran maleducato.
Perché visto che il tribunale dei tifosi rivolta la frittata, allora va detto chiaro e tondo. I soggetti di cronaca tutti pari sono, non ci sono rendite di posizione e le santificazioni appartengono a un altro mondo.

Il resto viene di conseguenza, i campanili del pallone si portano appresso la clacque e dunque vai con la tromba dell’ingiustizia. Che sarebbe stata veramente tale, questo è il lato assurdo e pirandelliano di questa storia, se quel rigore fosse stato davvero assegnato e non per fortuna ritirato. Come è stato, per una delle rare volte, ben fatto.

La “paraculeide” del rigore Pasalic/Koné accende però i cuori contro l’ingiustizia infame, che manco li referendum destinati inesorabilmente al tonfo. Daje ar quorum! Daje a Sozza! Non di varisti c’è bisogno, a questo mondo, ma di paraculissimi azzeccagarbugli.

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