A Lecce il rigore c’era, per il Napoli: “Raspadori entra in area travolto da Gaspar” (CorSport)
Errore non fischiare in campo e il non-richiamo al Var. Concordi invece Gazzetta e CorSport su Spinazzola: "braccio sinistro lungo il corpo" e "nessun movimento a cercare la palla"

Db Como 23/02/2025 - campionato di calcio serie A / Como-Napoli / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: esultanza gol Giacomo Raspadori
“Spinazzola rischia ma non è rigore“, scrive la Gazzetta a proposito del presunto fallo di mano in area del difensore del Napoli ieri al Via del Mare contro il Lecce. Poi il quotidiano spiega nel box dedicato alla moviola.
“Al 38’ tocco in area di Spinazzola dopo la traversa di Gaspar: il giocatore del Napoli sembra controllare prima con il petto e poi la palla scivola sull’avambraccio, senza che l’esterno azzurro faccia movimenti a cercare la palla“.
Concorda anche il Corriere dello Sport che a questo proposito scrive: “ha il braccio sinistro lungo il corpo Spinazzola (pallone inaspettato, prima petto/ fianco) sulla traversa colpita da Gaspar“.
Manca invece, secondo il quotidiano diretto da Zazzaroni, un rigore al Napoli:
“Raspadori entra in area, tira, appoggia il piede sinistro a terra dopo il tiro e viene travolto da Gaspar, che gli piomba addosso con troppa foga, finendo per piegargli la caviglia. Massa fa proseguire, il VAR supporta, entrambi commettono un errore: il primo a non fischiare in campo un penalty chiaro, il secondo a non richiamarlo al VAR. Che abbia già tirato conta poco, il pallone è ancora in gioco e Gaspar interviene in maniera imprudente sull’avversario, al limite della vigoria sproporzionata”.
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Napoli a immagine e somiglianza di Conte, squadra cinica e pratica (Gazzetta)
Vincenzo D’Angelo sulla Gazzetta dello Sport elogia le virtù del Napoli che ieri a vinto a Lecce grazia a una punizione calciata a Raspadori e finita in rete.
Sulla Gazzetta si legge:
E questo sogno napoletano, del resto, è stato costruito tutto sul lavoro. Sul sacrificio, sul sudore, sulla fame. Una squadra che ormai è immagine e somiglianza del suo allenatore. Cinica e pratica, poco incline a star nel mezzo. Si lotta tutti insieme, si vince e si perde tutti insieme. E si lavora, si pedala, anche quando non si gioca. E Raspadori è un po’ il simbolo di questo nuovo spirito.
Lui, che fino a fine gennaio sembrava destinato ad altri lidi per trovare quello spazio che aveva visto col contagocce nei primi mesi, si è ripreso tutto con gli interessi anche sfruttando l’emergenza. Lo ha fatto con personalità. E con i gol. Decisivo tra febbraio e marzo, quando tutto sembrava voler spegnere il sogno del Napoli. Fondamentale a Monza, quando ha acceso la luce di una squadra impaurita e smarrita, pescando la testa di McTominay per il gol vittoria che alla fine ha significato pure ritorno al primo posto. E poi decisivo ieri, ancora una volta.