In conferenza: «Mi piace il 4-3-3, ma non sono legato ai moduli. Lavorerò sull’aspetto mentale»

Cannavaro è il nuovo allenatore dell’Udinese. Oggi si è tenuta la conferenza di presentazione del mister.
Rimangono tutti sorpresi mister dalle strutture che trovano Udine, lei ha già esperienza internazionale, quanto può incidere il suo lavoro all’estero in un gruppo così internazionale?
«Buon pomeriggio a tutti e ringrazio i direttori per le belle parole oltre che la società per la possibilità di essere qui, ringrazio Cioffi per lo sforzo fatto fino a ieri, l’ho sentito ieri sera. Al di là della tanta voglia ci sono sicuramente difficoltà, è sicuramente una squadra con molti giocatori che parlano diverse lingue e sicuramente la comunicazione è fondamentale, chi gioca a calcio sa che la lingua è una, c’è da avere un concetto unico però, che è quello di non aver paura. Nelle ultime partite non ho visto problemi fisici o tattici, ma ho visto paura. Ieri abbiamo fatto recupero, oggi è stato il primo allenamento di preparazione, l’aspetto psicologico sarà fondamentale, indipendentemente dal fatto che sono stranieri. C’è da fargli capire la storia di questa società, che dietro c’è una tifoseria importante che li sosterrà fino alla fine, c’è da sbagliare il meno possibile per arrivare all’obiettivo salvezza».
La chiamata dell’Udinese con un compito difficile:
«Quando ti chiamano certe società è difficile dire di no, la storia nelle scelte è importante. L’Udinese ha storia da società seria, dove puoi venire e lavorare, sono state ore sicuramente intense, la chiamata è stata così veloce… ma era giusto accettare, ho le giuste motivazioni. Il momento sicuramente è complicato ma partiamo da una buona base, la squadra ha problemi ma ci sono qualità, tecniche e umane. Ho visto i giocatori, sicuramente c’è da lavorare, come detto ai giocatori se aspettiamo partita per partita di non subire gol, di fare questo e quell’altro non ce la facciamo, dobbiamo subito pensare di alzare l’asticella, quattro vittorie sono poche, dobbiamo tutti subito alzare l’asticella».
Ci si aspetta da lei tanto, si vuole festeggiare l’anno prossimo il trentesimo anno di Serie A, un traguardo molto importante per una realtà da meno di centomila abitanti. L’Udinese ha diversi problemi, ma i più gravi sono forse quelli psicologici:
«E’ l’analisi che abbiamo fatto un po’ tutti, chi sa di calcio sa cosa possano fare questi ragazzi. Parlavo di paura perchè soprattutto nei minuti finali c’è da alzare l’asticella della fame, dell’attenzione, c’è un risultato da portare a casa. Quando non lo fai è un aspetto principalmente mentale. Il mio calcio era diverso da questo, oggi i giocatori sono super controllati, possiamo sapere tutto, c’è una macchina dietro di loro e funziona benissimo. Dobbiamo lavorare sull’aspetto mentale, abbiamo comcinciato a lavorare subito su quello».
La prima è con un compagno con cui ha condiviso qualcosa di importante, ci sarà anche il Napoli:
«Il calcio è questo, è emozioni, incontrare vecchi amici, il tuo passato. Però la cosa più importante siamo noi, per noi saranno gare fondamentali, l’ho detto ai ragazzi oggi, al di là degli obiettivi altrui i nostri devono essere tripli. Dobbiamo avere più fame in tutti gli aspetti».
Cannavaro: «Mi concentrerò sull’aspetto mentale»
l tempo è zero, dove ci si concentrerà?
«L’aspetto mentale chiaramente è fondamentale, è una squadra che comunque subisce poco, a volte però c’è da capire che bisogna fare qualcosa in più, alzare un po’ il baricentro, pressare più alti, cercare qualche certezza in più per trovare più tranquilli».
Ti sei sentito con Di Natale? Hai mai visto la squadra dal vivo?
«Sì mi ha scritto lui come Quagliarella e Di Natale, sono stati tanti i napoletani qui e spero di lasciare un segno come loro. La squadra non l’avevo mai vista dal vivo, quindi in queste 48 ore mi sono immerso, poi mi baso molto su quanto vedo in allenamento. Samardzic è il ragazzo che più qualità, la gente si aspetta tanto da lui, oggi è un po’ in difficoltà ma è normale, quando gli avversari ti conoscono poi c’è un occhio di riguardo. C’è poi Lucca che ho visto in nazionale. Il tempo è poco, ora dobbiamo concentrarci sulle cose più importanti, dobbiamo creare collettivo, ragionare di squadra, per venirne fuori non possiamo pensare a livello individuale. Non mi posso basare su un giocatore che è di qualità e magari non corre, meglio poi sicuramente averle certe qualità».
Quali insegnamenti ha tratto da Lippi o Capello?
«Citi due fenomeni, avevano nelle regole e nel concetto di squadra l’ambizione di vincere sempre. Due caratteri forti. Due personaggi che hanno fatto la storia del nostro calcio. Spero di aver preso un pezzettino da tutti, ci sono anche Zaccheroni, Sacchi, Trapattoni, Zoff, ne ho avuti veramente tanti. Non è facile poi trasferire certi insegnamenti, pensiamo tutti alla tattica, alla tecnica, ma sono ragazzi che spessono vivono fuori, a volte ci vuole il bastone, a volte la carota, spesso la cosa più complicata è la gestione».
Tatticamente qualcosa cambierà?
«Non sono legato ai moduli, sono sempre stato affezionato al 4-3-3 perchè come sistema magari mi piace di più, poi però talvolta devi cambiare, devi capire il materiale a disposizione, capire che certezze hanno e poi su quello andare a lavorare. Penso che questa squadra possa fare più siutazioni di gioco, può cambiare in fase di possesso e non possesso, dobbiamo essere bravi a tirarle fuori».