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Branduardi: «Gaber era un genio, io un vile, ho sempre fatto la stessa musica» (Repubblica)

«Nel’72 guadagnavo 20 mila lire, avevo una 500 di terza mano. Quando scrissi Alla fiera dell’est non la voleva nessuno»

Branduardi: «Gaber era un genio, io un vile, ho sempre fatto la stessa musica» (Repubblica)

Repubblica intervista Angelo Branduardi per i suoi 50 anni di attività nella musica e il cantautore subito precisa «In realtà il 50esimo anniversario doveva essere il 2022, visto che nel 1972 con Maurizio Fabrizio incisi il mio primo disco in assoluto. Ma la casa discografica, evitiamo anche il nome, non mi sopportava e lo buttò via, giudicandolo di pessima qualità. E certo: tra le canzoni c’era Confessione di un malandrino, da una poesia di Esenin, che diede il successo al secondo album ufficiale, La luna».

Andiamo per ordine e veniamo al 1974. L’anno di “Angelo Branduardi”, il debutto vero.

«Dal ‘72 non erano stati anni facili: prendevo cachet da 20 mila lire, avevo una 500 di terza mano che si piantava sempre dove dormivo. Quando il disco fu pronto presi il coraggio e mandai una cassetta a Paul Buckmaster, arrangiatore di Elton John, David Bowie, Miles Davis, Rolling Stones. Accettò e quando lo andai a prendere all’aeroporto capii che non aveva ascoltato nulla: gli era bastata la lettera. Con uno così, il disco si doveva fare».

Seguì proprio “La luna”, e nel ‘76 il disco che oggi viene ripubblicato in vinile per il Record store day e che ha il titolo di una delle sue canzoni meno note, “Alla fiera dell’est”.

 «Lei scherza, ma davvero non la voleva nessuno. Tanto che fu messa come lato B de Il dono del cervo, che veniva da una leggenda giapponese e che ebbe successo. Questa filastrocca presa dal canto ebraico Chad Gaya non piaceva proprio. Poi mi invitarono in Rai e lì fu il boom».

Gaber? Mai conosciuto?

«No. Ho visto tutti i suoi spettacoli ma ero troppo timido anche per salutarlo. Uno che sa passare dalla Torpedo Blu al Signor G era un genio anche solo per il coraggio. Io oltre che timido sono vile, ho sempre fatto la stessa musica».

Ma a proposito, come la crea?

«Svegliandomi all’alba e scrivendo da mezzo addormentato. I sogni che sono ancora nella testa escono per la penna e restano sul foglio».

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