ilNapolista

Casarin: «Maradona con gli arbitri era correttissimo ma voleva giocare con le scarpe slacciate»

Intervista al Foglio: «Nel Duemila la Fifa voleva nominare Pelé più grande giocatore di sempre. Ero tra i giurati, feci il pazzo. Vinsero entrambi»

Casarin: «Maradona con gli arbitri era correttissimo ma voleva giocare con le scarpe slacciate»
Casarin, Maradona e De Napoli in Empoli-Napoli 0-0 del campionato 1987-88. Foto Annibale Bibi Giurazza

Paolo Casarin, uno degli arbitri più bravi del calcio italiano, intervistato da Antonello Sette per il Foglio.

Casarin è del 1940.

Che calcio era quello di allora?

“Obbediva a regole storiche, che non cambiavano mai di una virgola. E tu arbitravi, guardando in faccia i calciatori e cercando di capire la genesi di ogni fallo. Non era, come adesso, dove tutto sembra prestabilito. Fallo di mano con il braccio distante dal corpo è sempre rigore. Allora bisognava accertare se era volontario e questo faceva tutta la differenza del mondo. C’era una casistica, ampia come i quiz per la patente di guida, ma a decidere eri sempre e solo tu. Era quello il vero gioco del calcio. L’arbitro aveva a disposizione solo pochi secondi per la sintesi finale”.

Maradona, lei con il Pibe de oro ha avuto un rapporto speciale…

Casarin: “A Italia ’90 mi capitò di prendere in braccio le figlie di Maradona a Trigoria. Nel Duemila la Fifa aveva organizzato un evento per scegliere il più grande di sempre. Venni a sapere che era già tutto già deciso in favore di Pelé. Io, che ero fra i giurati, armai un gran casino. Toccarmi Maradona era come colpire uno di famiglia. Alla fine non ci fu un vincitore, ma un salomonico ex aequo. È stata sicuramente una delle mie più grandi soddisfazioni”.

Ma quale era stato il vostro rapporto in campo?

Casarin: “Maradona con gli arbitri era correttissimo, ma aveva sempre le scarpe slacciate. Lo invitavo regolarmente ad allacciarsele, ma lui resisteva, sostenendo che allacciate le scarpe gli facevano male. Gli dicevo che, se non se le fosse allacciate, poteva capitare che io fischiassi a suo favore un rigore, che magari non c’era. Mi rispondeva che non voleva nessun rigore, a patto che lo facessi continuare a giocare con le scarpe slacciate. Questo era il Diego che ho conosciuto e amato. Forse il più grande a cui ho dato del tu. Ho arbitrato centinaia di partite. Non sono mai stato il signor Paolo Casarin. Solo l’amico di tutti e di nessuno”.

ilnapolista © riproduzione riservata