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Prandelli: «La sensazione è che i giocatori del Napoli pensino prima all’io che al noi»

Alla Gazzetta: «La rosa avrebbe tutto per giocarsela con il Barcellona. Ero convinto che il Napoli fosse destinato a dominare in Italia per due-tre anni e invece…»

Prandelli: «La sensazione è che i giocatori del Napoli pensino prima all’io che al noi»

Prandelli: «La sensazione è che i giocatori del Napoli pensino prima all’io che al noi»

Cesare Prandelli, ex ct della nazionale, ha rilasciato una lunga intervista alla Gazzetta dello Sport, dove ha parlato degli Europei che si giocheranno in estate e della corsa scudetto.

Europeo. Prandelli da c.t. ne ha vissuto uno fino in fondo nel 2012. Qual è il segreto per fare bene?
«Il gruppo. Siamo in un momento storico in cui l’Italia non può contare su tanti talenti straordinari, soprattutto in attacco. E qui mi
riallaccio al discorso di prima: vai a vedere le partite delle giovanili e a un centravanti non viene chiesto di lavorare inarea o superare il diretto avversario, ma solo di appoggiarsi o fare sponde. Se fa qualcosa di diverso, si prende le urla. Ma lavorare coi giovani deve
essere una missione, non un’affermazione dell’ego del tecnico. Con queste basi, credo che Luciano Spalletti sia giustamente più
concentrato nel creare un amalgama fatto di persone adatte a livello di maturità e consapevolezza. Il suo inizio è confortante, ha
messo dei concetti prioritari che hanno fatto sì innanzitutto di arrivarci, all’Europeo»

In Germania ci presenteremo da campioni in carica, anche se forse non da favoriti.
«Ha detto giusto Luciano: “State tranquilli che le altre nazionali ci temono”. Ha ragione, perché in certe competizioni si azzera quanto fatto nelle qualificazioni e a volte anche i valori in campo cambiano. Tre anni fa abbiamo vinto meritatamente, pur non essendo sulla carta la squadra più forte. L’Italia in un graande torneo resta sempre l’Italia».

C’è un azzurro da cui si aspetta grandi cose all’Europeo?
«Penso che Chiesa sia uno di quei giocatori in grado di alzare il livello quando aumenta l’importanza del torneo. L’ha fatto anche tre anni fa e ora vedo che ha recuperato bene dal punto di vista fisico, dopo il brutto infortunio. E poi Donnarumma e Barella: sono ormai
calciatori di caratura internazionale»

Tra le avversarie, chi parte avanti?
«La Francia ha un potenziale stratosferico. È la più forte, però ogni tanto si specchia un po’ troppo»

Anche in Serie A è opinione comune che l’Inter sia più forte delle altre. Ma la Juve è lì, non molla…
«È un bel duello, che credo si risolverà solo alla fine. L’andata ci dice che lo scudetto sarà una corsa a due, anche se è ancora un po’
troppo presto per dare le altre per morte. L’Inter è la più attrezzata, ma la Juve ha trovato continuità e Allegri ha saputo creare un gruppo vero, forte mentalmente».

In più, l’Inter ha anche la Champions: può andare avanti sino alla fine come nella scorsa stagione?
«Sì, perché la finale dello scorso anno ha dato ai nerazzurri la consapevolezza di potersela giocare con tutti. Ha perso contro il City,
ma duellando alla pari. La sfida con l’Atletico sarà complicata, ma l’Inter può arrivare ancora in fondo. Anche se la mia favorita resta il
Manchester City e occhio al Real di Ancelotti. Non ho mai creduto che Carletto avrebbe lasciato Madrid per allenare il Brasile. E se un
giorno vorrà la panchina di una nazionale, sono sicuro che sarà quella azzurra».

In Champions c’è anche il Napoli, che sta vivendo una annata difficile.
«È incredibile. Dopo la scorsa stagione, ero convinto che il Napoli fosse destinato a dominare in Italia per due-tre anni e invece…
Certo, gli azzurri hanno perso Giuntoli e Spalletti, ma credo che il problema sia innanzitutto nei giocatori: da fuori la sensazione è
che pensino prima all’io che al noi. Eppure la rosa avrebbe tutto per tornare ai vertici e giocarsela anche contro il Barcellona in Europa».

 

 

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