Su Gazzetta e Corsera neanche un rigo su Le Iene e la tensione di Rocchi e dei club. Il critico tv invece scrive di tradimento del Var

La Gazzetta ignora il caos arbitri. È la linea dei giornali di Cairo, disobbedisce solo Aldo Grasso.
Come se nulla fosse mai accaduto. Come se un signore incappucciato, qualificatosi come arbitro in attività, non fosse andato in tv (a Le Iene) a dire che la regolarità delle partite e quindi del campionato di Serie A è fortemente a rischio per una battaglia politica interna all’associazione arbitri. Battagli politica che inficia le valutazioni interne arbitrali e anche l’uso del Var.
Sulla Gazzetta non c’è un rigo né delle accuse a Le Iene né della giornata tremenda vissuta ieri dagli arbitri, con la riunione di Rocchi a tarda sera con i direttori di gara, il clima di diffidenza che regna tra le ex giacchette nere, la delusione di Orsato e Mazzoleni, i 14 club che avrebbero voluto la testa del designatore e poi hanno accettato una tregua temporanea. Sui giornali di Cairo (presidente del Torino) la questione arbitrale non è minimamente trattata. Neanche il Corriere della Sera scrive del caos che regna nel mondo arbitrale italiano. Ovvio immaginare a una scelta editoriale. A questa regola sfugge Aldo Grasso storico e autorevole critico televisivo che invece dedica la sua puntata quotidiana proprio al servizio de Le Iene.
Scrive:
Secondo Filippo Roma de «Le Iene» nel mondo arbitrale si sta consumando una lotta intestina che danneggia non poco le partite: la trasmissione ha mostrato diversi errori clamorosi e mancanza di sintonia tra arbitro e Var (acronimo di Video Assistant Referee, che significa «arbitro di video assistenza»). La conclusione che se ne trae è drastica: o gli arbitri sono scarsi o sono in malafede. Vedremo come andrà a finire.
La crisi degli arbitri pone anche un problema televisivo, una sorta di grande tradimento. Si dimentica spesso che il Var è nato come indispensabile trasformazione del gioco del calcio.
E conclude così:
Il gol fatto con la mano, la simulazione in aerea, il fallo maligno e traditore appartengono alla logica del «vecchio» calcio perché, al più, si trattava di ingannare l’arbitro e il pubblico dello stadio. Oggi gli stessi falli sono inaccettabili perché all’occhio della telecamera non si sfugge. Se però il Var diventa uno strumento per condizionare l’esito delle partite si tradisce la televisione e si falsa il campionato. E viceversa.