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«Mamma Audrey Hepburn parlava tanto della guerra, per anni non comprò prodotti tedeschi»

Il figlio Luca Dotti al Corsera: «Ha vissuto la guerra nell’Olanda invasa dai nazisti. La Roma altolocata non l’ha amata, quella delle botteghe sì»

«Mamma Audrey Hepburn parlava tanto della guerra, per anni non comprò prodotti tedeschi»
Les acteurs Audrey Hepburn et Sean Connery posent aprËs avoir ÈtÈ dÈcorÈs de l'Ordre des Arts et des Lettres par Philippe de Villiers, secrÈtaire d'Etat auprËs du ministre de la Culture et de la Communication, le 06 mars 1987, ‡ Paris. Actors Audrey Hepburn and Sean Connery pose after they were decorated of Order of Arts et Lettres by Philippe de Villiers, secretary of State to minister of Culture, 06 March 1987, in Paris. (Photo by PIERRE VERDY / AFP)

Audrey Hepburn come mamma. Il Corriere della Sera intervista Luca Dotti figlia della grande attrice.

Con lei parlava in inglese?

«In casa parlavamo una specie di esperanto fatto di italiano, poco inglese e molto francese. Mia madre considerava italiano e francese prioritari, mi diceva: “Luchino stai tranquillo, poi l’inglese lo imparerai”. In effetti da bambino ero soprannominato “Chedice-che-dice?”, perché domandavo in continuo la traduzione delle conversazioni in inglese. Quando i miei si separarono l’avvocato Agnelli, mi chiese in inglese cosa provavo. Io risposi: “I am sorry, I don’t understand”, perché non capivo. L’avvocato raccontò divertito a mio padre: “Tuo figlio è un genio della diplomazia e ha finto di non comprendere”. In verità non lo avevo davvero capito».

Cosa raccontava Audrey Hepburn del suo passato?

«Non la divertiva parlare di Hollywood, raccontava, invece, molto della guerra. Il succo delle sue storie era che, dopo avere rischiato di morire, non temeva niente. Allo scoppio del conflitto, nella convinzione di mettersi al sicuro, si era rifugiata con mia nonna ad Arnhem, una città olandese alla frontiera con la Germania. In realtà si rivelò la scelta peggiore: l’Olanda fu subito invasa, i viveri servirono all’esercito tedesco, e in città vennero piazzate le batterie dei missili V1 e V2, che però spesso facevano cilecca e cadevano in testa a chi era lì sotto. Per lei è stata una stagione di dure privazioni».

Aveva risentimento per i tedeschi?

«Con il tempo aveva superato i traumi della guerra, ma, per decenni non ha acquistato prodotti tedeschi. La prima Volkswagen Golf è arrivata a casa negli anni 80».

Con Roma che rapporto ha avuto?

«Con la Roma dei negozianti e delle tante botteghe della città di allora ha avuto un rapporto fantastico. Amava le tradizioni e portava a mano i bigliettini per gli auguri di Natale e di compleanno. La città l’ha ricambiata. La Roma un po’ più altolocata, che voleva da mia madre atteggiamenti da diva e storie da star ne è rimasta insoddisfatta e, dunque, per invidia spesso è stata bollata come una snob. Volevano Audrey Hepburn e lei si comportava da signora Dotti».

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