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Calcio e ludopatia, i soldi sono un aspetto marginale

La vincita, ma ancora di più l’attesa della vincita, determina il rilascio della dopamina.

Calcio e ludopatia, i soldi sono un aspetto marginale
Db Torino 02/03/2021 - campionato di calcio serie A / Juventus-Spezia / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Gianluigi Buffon

CALCIO E LUDOPATIA: FACCIAMO CHIAREZZA
Articolo a cura de La Psi.

“Le scommesse sono l’attacco più vergognoso, mi dà fastidio sia stata messa in dubbio la mia correttezza sportiva. Se ho scommesso, e mai sulle partite, è stato perché chi vive la nostra vita deve trovare una trasgressione”, parole di Gianluigi Buffon vecchie ormai di qualche anno.

Lungi da noi imbastire processi e dare giudizi. Scommettere, come qualsiasi altra occasione di “investire” denaro in gioco d’azzardo legale, non è una patologia, fino a che non diventa la tua unica ragione di vita. Buffon è un calciatore professionista e in quanto tale non può scommettere all’interno della propria disciplina agonistica. Fagioli anche è un calciatore e non può scommettere, né sulle proprie né sulle partite altrui. Si costituisce autonomamente e girano aggiornamenti che il suo avvocato voglia giocare un’altra partita, quella della ludopatia.

Cos’è la ludopatia?

La ludopatia o gioco di azzardo patologico è un disturbo psicopatologico caratterizzato dalla dipendenza comportamentale nei confronti del gioco di azzardo. Come tutte le dipendenze è subdola e manipolatoria, pervade l’individuo modificando drasticamente il suo modo di pensare e agire, anche nei confronti dei propri familiari e amici più stretti.

Dei processi e degli illeciti ben poco ci importa, in questa sede. Ci interessa come mai a ragazzi giovani, sportivi, interessa guadagnare soldi provando l’ebrezza del gioco d’azzardo. Perché è di questo che si tratta, come per l’alcool e le sostanze stupefacenti, è quella sensazione di essere fuori controllo, euforizzati, che porta a volerne sempre di più. Buffon utilizza la parola trasgressione e, credo proprio, che parli di quella infusione di adrenalina che il gioco ti dà e poi ti toglie. E ne vuoi sempre di più.

Ed è proprio perché la ludopatia è una patologia che l’avvocato di Fagioli è interessato ad utilizzarla in sede legale. Chi soffre di ludopatia ricerca il gioco d’azzardo a qualunque costo: rubare denaro, indebitarsi, smettere di lavorare. Tutte le energie vengono utilizzate per tentare la vincita. E, purtroppo, l’organizzazione del gioco d’azzardo è studiata proprio per incentivare le giocate: molte volte perdi, ma alcune vinci e ti appigli a quelle per continuare a giocare.

La grande disponibilità di denaro dei calciatori, unita a quella voglia di trasgressione crea un mix che in presenza dell’occasione apre il circolo vizioso del gioco. La ludopatia, come tutte le forme di dipendenza, fa credere alla persona di avere un controllo illusorio nella propria vita, ad esempio la decisione di giocare, e placa il desiderio di sentirsi, in qualche modo, vivi. Come per le sostanze stupefacenti eccitatorie, la sensazione del sentirsi vivi è dovuta al rilascio nel cervello di dopamina, questa sostanza è la responsabile delle sensazioni piacevolissime per cui ci si sente onnipotenti. La vincita, ma ancora di più l’attesa della vincita, determina il rilascio della dopamina e, purtroppo, più viene rilasciata e più è probabile che il comportamento che ne ha determinato il rilascio venga ripetuto, quindi che la persona scommetta nuovamente. La vincita di soldi può solo accompagnare.

Aumentare il proprio patrimonio pecuniario, per un calciatore che scommette, è solo marginale, quindi. Probabilmente Buffon ha azzeccato: si ha bisogno di qualcosa. Chi di scommettere, chi di fare uso di sostanze, chi di preoccuparsi costantemente per qualcosa. Ogni dipendenza si insinua in un bisogno non soddisfatto.

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