Lo scandalo Tik Tok è il lascito di un’estate assurda. De Laurentiis non ha preso decisioni. Non ha imparato le lezioni del passato. E queste sono le conseguenze

A Napoli si è perso il controllo della situazione. Piove sul bagnato. La critica situazione calcistica è ormai passata in secondo piano. Considerato quel che sta avvenendo, le accuse a Garcia sono nel dimenticatoio e il tecnico francese può aver gioco facile a ricordare che il contesto in cui ha lavorato non è– eufemisticamente – dei più tranquilli. Sarebbe impresa ardua dargli torto. Anche l’iscrizione di De Laurentiis nel registro degli indagati per l’operazione Osimhen, è stata spazzata via dalla vicenda Tik Tok. Con due video – uno della scorsa settimana (quello delle noci di cocco) e l’altro più recente (quello sul rigore sbagliato a Bologna) che hanno provocato la reazione furibonda di Osimhen e del suo entourage (per non parlare dei commenti, come quello dei Massive Attack). Reazione a nostro avviso più che comprensibile.
Ora in città è dilagante il partito del pretesto. Osimhen avrebbe colto la palla al balzo per forzare la cessione. Potrebbe anche essere, visto che il video tacciato di razzismo risale ad agosto. Ma conta molto poco, per non dire niente. Un club come il Napoli deve innanzitutto tutelare sé stesso. E soprattutto deve smettere di trattare tutto con logiche cittadine, come l’assurdo clima anti Osimhen che si sta creando e in alcuni casi fomentando, col risultato che il calciatore stasera potrebbe essere fischiato.
Questa confusione è ovviamente – lo abbiamo scritto fino alla noia – è una logica conseguenza del clima che regna da qualche mese nel Napoli. De Laurentiis, tra le altre cose, ha lasciato aperte le situazioni contrattuali dei calciatori più forti (Osimhen e Kvara) e queste sono le conseguenze. A nostro avviso importa poco che le ragioni contrattuali siano dalla sua. Nel calcio non funziona così. E raramente vince il datore di lavoro, anche quando tiene il punto dal punto di vista contrattuale. Perché sono i calciatori che vanno in campo. Va anche riconosciuto che fin qui Osimhen il suo l’ha fatto. Sì ha sbagliato un rigore, si è mangiato un gol in Portogallo. Ma questo fa parte del gioco. I rigori li ha sempre falliti, così come i gol. Ha giocato. Si è battuto. Ha segnato. Chiaramente il calciatore non è sereno, anche perché in estate sarebbe voluto andar via. E De Laurentiis dopo vent’anni di presidenza avrebbe dovuto imparare che quando un calciatore vuole andare via, è preferibile lasciarlo andare e monetizzare il più possibile.
Inoltre vale la pena ricordare che le trattative finiscono quando si firma. Se uno dei due contraenti non firma, è perché non è soddisfatto. Il resto sono chiacchiere da bar. La realtà è che il Napoli rischia di ritrovarsi da separato in casa col suo calciatore più forte che si è sentito offeso (e dategli torto) dai video. E come se non bastasse, incombe il pericolo che stasera il Maradona fischi il nigeriano. Un capolavoro di masochismo che ben si inscrive nella cornice autolesionistica che da mesi contraddistingue il vascello azzurro. Inoltre i fischi a un calciatore vittima di un video tacciato di razzismo (per quanto di agosto) non è un bel biglietto da visita.
Il paradosso, come detto, è che nel giro di poche ore Garcia è diventato l’ultimo dei problemi. A questo punto tocca a lui gestire questa situazione con saggezza ed esperienza. I contesti cambiano in fretta e forse Garcia ha l’occasione per assumere un ruolo diverso da quello dell’ospite indesiderato. Magari diventa il salvatore della patria.