«L’autorealizzazione di Djokovic è compiuta, non è più sociopatia: è ortodossia» (Guardian)
Il 23esimo Slam a casa di Nadal: "Non è più il trasgressore ribelle, ma l'uomo che possiede le chiavi di tutto. E adesso basta parlare di goat"

Serbia's Novak Djokovic jumps as he celebrates his victory over Norway's Casper Ruud during their men's singles final match on day fifteen of the Roland-Garros Open tennis tournament at the Court Philippe-Chatrier in Paris on June 11, 2023. (Photo by Emmanuel DUNAND / AFP)
Lì nella casa di Nadal, Novak Djokovic s’è definitivamente trasformato. “Non è più il trasgressore ribelle, ma l’uomo che possiede le chiavi di tutto“. Così Jonathan Liew racconta – sempre un po’ criticando, è lo stile dell’editorialista del Guardian – l’ascesa di Djokovic a “GOAT”, il migliore di ogni tempo. Fermo restando, scrive, che questa cosa del migliore di tutti di tempi ha un po’ rotto le scatole: “Forse l’unica intuizione lontanamente nuova che chiunque può aggiungere a questo insopportabile dibattito da pub è che il tennis maschile ha l’opportunità di andare oltre questo esercizio selvaggiamente noioso di contare le cose e discuterne. Abbiamo capito: hai un giocatore preferito e ti piace molto. Ma ora possiamo mettere una moratoria su questa cosa finché Carlos Alcaraz non arriva almeno a 15 Slam?”
Tornando a Djokovic: “Nessun altro atleta sulla terra può semplicemente scatenare una furia devastante come questa. Qualunque cosa serva – una chiamata controversa, la folla, una ferita che esiste interamente nella sua testa – Djokovic può attivare la sua modalità killer come se stesse premendo un interruttore. Il ritmo aumenta. Grugnisce un po’ più forte. Quelle incredibili gambe da yogi si allargano di più, restringendo il campo davanti ai tuoi occhi. E quanto è utile che questi capricci sembrino coincidere con i momenti chiave. Djokovic ha giocato 55 punti di tie-break nel torneo di quest’anno. Ne ha vinte 42 e non ha commesso errori non forzati”.
Liew ne ha anche per i tifosi serbi di Djokovic, il suo clan: “Puoi sempre individuare i tifosi di Djokovic in un torneo del Grande Slam. E’ un tipo definito. Uomini biondi dall’aria annoiata in tonalità firmate. Donne magrissime che per qualche motivo si rifiutano di usare la giacca. Sullo sfondo di bicchieri di champagne tintinnanti e ricchezze facili e non guadagnate, i turbolenti gruppi del Team Nole si distinguono come un grissino in un Martini”.
Per il Guardian adesso, col 23esimo Slam in tasca, Djokovic è un palazzo di vetro inscalfibile. “Roger Federer non c’è più. Nadal sta lasciando. Alcaraz sta facendo un rumore infernale, ma sta ancora praticamente scalando le pareti con una molotov, cercando di prendere d’assalto il palazzo piuttosto che occuparlo. Djokovic ha dovuto affrontare lo stesso processo e probabilmente gli ci è voluto più tempo di chiunque altro. Ma eccolo qui: in cima a tutti, tre volte campione in ogni torneo del Grande Slam, i suoi record al sicuro per una generazione e il pubblico di Nadal che canta il suo nome”.
“Questo è il mondo di Djokovic ora. Puoi gridare quello che vuoi prima di un punto e tutto ciò che otterrai è il silenzio dalle persone intorno a te. Puoi essenzialmente sostenere la cancellazione del Kosovo dalla mappa e non affrontare alcuna conseguenza. Su Internet e nei corridoi del potere, la dottrina dell’autorealizzazione – l’idea che il mondo esista semplicemente per compiere il tuo destino prescelto – non è più sociopatia ma ortodossia. Non c’è da stupirsi che Djokovic stesse sorridendo sulla sua sedia”.