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Il Berlusconi indiscusso è il Berlusconi presidente del Milan

Ai funerali il racconto dello stadio è prevalso su quello dello Stato. La solennità è andata a sbattere sul muro dei cori e lo sventolio delle bandiere rossonere

Il Berlusconi indiscusso è il Berlusconi presidente del Milan
The hearse transporting the coffin of Italy's former prime minister and media mogul Silvio Berlusconi arrives at the Duomo cathedral in Milan on June 14, 2023 for the state funeral of Berlusconi. (Photo by GABRIEL BOUYS / AFP)

Fu vera gloria? In attesa che gli storici si cimentino nell’ardua impresa di elaborare una risposta obiettiva al quesito manzoniano, di sicuro c’è solo che è morto il presidente di club calcistico più vincente di sempre. Il messaggio veicolato attraverso il magnifico funerale è andato a sbattere sul muro dei cori e lo sventolio delle bandiere rossonere. L’imprenditore, il politico, l’uomo delle istituzioni, sono subito sembrate etichette, anzi, narrazioni poco aerodinamiche, incapaci di acquistare la giusta velocità durante la diretta televisiva, figurarsi sui social. Il racconto dello stadio è prevalso su quello dello Stato.

Eppure, il protocollo della cerimonia funebre è stato più che perfetto, degno di un faraone svizzero. Il Duomo milanese ha accolto prima “Loro”, il “cocktail” di personaggi della cosiddetta “neotelevisione” che ha spianato la strada alla discesa in campo politica. Sono poi arrivati, a intervalli scanditi dal cronometro, gli interpreti della seconda repubblica, che è stata votata dal popolo degli spot. E quindi ecco lo Stato: presidenti delle Camere, presidente della Corte costituzionale, presidente del Consiglio e presidente della Repubblica. Esigua la rappresentanza dei capi di Stato, tra cui trovano posto in prima fila i due capitani reggenti di San Marino, che vengono accolti da sindaco e presidente della Regione: immobili come due sentinelle sull’Altare della Patria sotto il sole di Milano. Pochi minuti di attesa e giunge il feretro con i famigliari al seguito. L’immagine di solennità mista a emozione richiama il funerale di John Fitzgerald Kennedy. Ma lì lo storytelling ha immediatamente cominciato a viaggiare alla velocità della luce verso il mito, a prescindere dalla movimentata vita del presidente assassinato. Qui, da subito, ha assunto un’aura leggendaria il solo risultato sportivo: ben 29 trofei tra scudetti, champions e coppe nazionali e intercontinentali in un trentennio di presidenza. L’imbattibile record di un Presidente campione.

L’Uomo è stato ben rappresentato nell’omelia funebre, il Politico sarà soggetto di saggi e dispute accademiche. Personalmente ho un paio di ricordi. Una volta venne a presentare il G7 a Napoli. Faceva caldo a Palazzo San Giacomo e più che da Lui, fui colpito dall’eleganza e dalla bellezza di Veronica Lario, che riuscì a rubare la scena anche a un rampante Bassolino. Un’altra volta, in una conferenza stampa convocata in un albergo del Lungomare arrivò e, rivolto a noi giornalisti, disse: “Siete tutti assunti con articolo 1, vero?”. Un modo per rimarcare l’abissale distanza tra un mega-editore e una pletora di abusivi.

Ma il ricordo più nitido è quello dell’opinione di un altro ex presidente del Consiglio, Ciriaco De Mita, che lo associava a uno dei personaggi di un vecchio film di Francesco Rosi e nei momenti elettorali caldi, quando la maggioranza in Parlamento era questione di poche migliaia di voti, ripeteva: “Non mi spaventa Berlusconi, ho paura solo del berlusconi che c’è in me”.

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