Il reportage del Corsera sulla questione kosovara. Djokovic è diventato una bandiera da sventolare sotto il naso della minoranza albanese

Djokovic è diventato un’icona per i nazionalisti serbi. È il titolo dell’articolo che il Corriere della Sera dedica a Novak Djokovic che ha destato nuovamente scalpore con le sue dichiarazioni sulla questione kosovara.
«Tutti i serbi gridano: “Non rinunceremo mai al Kosovo/È sempre stato nostro, è rimasto nostro attraverso le epoche/O Kosovo, Kosovo mia terra adorata/La terra dei grandi cavalieri Lazar e Milos”».
È la canzone che intonava Djokovic nel gennaio del 2022.
Anche ieri notte il suo murale a Rahovec è stato imbrattato da qualche esponente della minoranza albanese. Succede ogni volta che una scintilla fa accendere la questione etnica nel Kosovo del Nord.
La retorica nazionalista si alimenta di simboli, e il campione serbo è diventato una bandiera da sventolare sotto il naso della minoranza albanese. La quantità di santini dedicati a lui nelle strade del nord kosovaro non sono certo un tributo alle sue imprese sportive, ma un modo per marchiare il territorio. Come recita la scritta sotto a un suo poster appeso in una bacheca elettorale di Zvecan, «Qui c’è Nole, qui è Serbia».
A nord del ponte di Mitrovica lo celebrano come un eroe. Dall’altra parte, sul versante albanese, una delle scritte sui muri più frequenti riporta il suo nome accompagnato dalla scritta «mut», un insulto scatologico.