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Anna Falchi: «Ho detto no a Tinto Brass, voleva che facessi pipì sulla telecamera»

A Repubblica racconta degli inizi a Roma: «Se fossi nata con un film erotico sarei stata etichettata per sempre. E mangiavo tramezzini, per dire, avevo anche bisogno».

Anna Falchi: «Ho detto no a Tinto Brass, voleva che facessi pipì sulla telecamera»

Repubblica intervista una Anna Falchi 51enne che non ha nulla da invidiare alle più giovani. Serena e innamorata si rifiuta di parlare sempre delle sue storie passate, ma preferisce concentrarsi sul presente.

Parlando del suo corpo e dell’età che avanza si dice contraria ai lifting, meglio invecchiare con normalità e tornando al suo passato sui calendari

«Oggi non si può dire più niente. Mi rinfacciano di non essere politically correct, questo termine mi sta sul cavolo. Ho detto di aver usato il mio corpo come strumento di lavoro, e questo fa incazzare le donne. Ma a me non fa incazzare, faccio quello che mi pare. I calendari? Mi strapagavano, mi piaceva vedermi così, quando li rivedo dico “quanto stavo in forma”. Amen».

Poi un tuffo indietro ai suoi inizi a Roma

«Arrivata a Roma ho conosciuto personaggi straordinari: Fellini, Risi, Vangelis, Irene Papas. E Moravia: facevamo delle riunioni negli uffici di una casa di produzione. C’erano lui, la moglie Carmen Llera e Tinto Brass. Avrei dovuto interpretare un film tratto da L’uomo che guarda. Ero una ragazzina venuta dalla provincia. Passavano i giorni, osai chiedere a Brass cosa avrei dovuto fare, non è che avessi questa gran cultura dei suoi film. Mi disse “metterò la macchina da presa sotto di te e tu ci farai la pipì sopra. L’ho fatto fare a tutte le grandi attrici”. Titubavo, e lui si arrabbiava, “l’ha fatto la Sandrelli”. Se fossi nata con un film erotico sarei stata etichettata per sempre. Ho detto no, feci saltare in aria un progetto pensato su di me. E mangiavo tramezzini, per dire, avevo anche bisogno».

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