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Una guida turistica e culturale del terzo scudetto del Napoli

“Ricominciamo da tre“ di Francesco Palmieri è un’immersione in Napoli tra passato e presente, è lo spioncino dell’Aventino che però dà sul Vesuvio

Una guida turistica e culturale del terzo scudetto del Napoli
Db Udine 04/05/2023 - campionato di calcio serie A / Udinese-Napoli / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: tifosi Napoli

È una sorta di guida turistica e culturale del terzo scudetto del Napoli. È lo spioncino dell’Aventino che però non guarda su Roma ma sulla città di Francesco Palmieri giornalista e scrittore, come scrive la quarta di copertina “maestro di kung fu e mandolinista”. Soprattutto mente fervida e scrittura sublime. In tanti se la tirano per molto molto meno. Palmieri vive e lavora a Roma, è un appuntamento fisso e imperdibile il sabato sul Foglio dove le sue pagine vanno ritagliate e conservate. Ha scritto “Ricominciamo da tre”, editore Bompiani, con un contributo di Raiz. In teoria sarebbe un instant book, in realtà è Napoli a spizzichi e bocconi. Racconta la sua città, la squadra, questa memorabile avventura partendo da frammenti, dettagli, citazioni. Ciascuno dei quali rivela un aspetto della vittoria e della città. Racconta. Fotografa. Riporta punti di vista. Mai presi a caso. C’è l’attualità, la squadra che ha vinto, i suoi calciatori, e una serie di rimandi a Napoli, alla sua storia e alla sua cronaca.

Ricorda, ad esempio, le infondate paure per i festeggiamenti ai tempi di Maradona. E riporta l’editoriale di Orazio Mazzoni signor giornalista all’epoca direttore del Giornale di Napoli. “Ci sono stati incidenti e disgrazie stradali, ma i festeggiamenti non hanno portato a quelle devastazioni e a quelle manifestazioni selvagge che molti temevano. È stata una colossale e corale festa, una festa improntata a civismo e a senso di responsabilità”. I giornalisti, Palmieri, non li dimentica. Riserva un omaggio a Luigi Necco cui il titolare della Pizzeria 22 alla Pignasecca ha dedicato uno striscione.

Palmieri coglie tutte le sfumature del dibattito anche pallonaro che ha contraddistinto Napoli in questi anni, ovviamente lo fa a modo suo. E a proposito del rapporto di De Laurentiis con la città, ricorda che anche il predecessore Ferlaino non se la passò benissimo. Il boss della camorra Giuseppe Misso che (Maradona non era ancora arrivato) piazzò una bomba a casa dell’Ingegnere e un’altra che distrusse il botteghino principale dello stadio. «I successi – scrive Palmieri – si ricordano sempre meno degli insuccessi, sicché dopo l’attentato alle Torri Gemelle del 2001 comparve a Napoli uno striscione enorme su un palazzo del centro: “Osama, nun te scurda’ a casa ‘e Ferlaino”. L’episodio fu rievocato tempo dopo dal maestro del giornalismo sportivo Antonio Ghirelli».

Crediamo che in pochi libri sullo scudetto del Napoli troverete che l’anno del terzo scudetto coincide col ventennale della morte di Guglielmo Chianese alias Sergio Bruni, la “voce di Napoli” secondo Eduardo; un “principe sdegnoso” a detta di Roberto De Simone. E col ventennale della scomparsa di Roberto Murolo “rivale” di Bruni per eccellenza. Scrive Palmieri: «Una sfida solamente artistica, poiché i due intrattennero ottimi rapporti e si sedettero spesso assieme a tavola».

L’ultimo capitolo, dedicato allo snobismo, lo riportiamo per intero.

“Pure, su quelle bancarelle o in uno store del Napoli bisognerebbe comprare la mascherina di Osimhen, un accendino celebrativo, qualche sciarpa commemorativa, un qualsiasi gadget kitsch seppure contraffatto del terzo scudetto. Fra tanto tempo un pomeriggio lo ritroverai per caso e attiverà uno sciame di ricordi. È il compito nascosto e indispensabile degli oggetti inutili, che celano un valore inestimabile nella loro assenza di pregio materiale.

Poveri snob, non immaginano cosa si perderanno. L’immaginazione.

Ho fortunatamente conservato una lattina (bevuta) birra Splugen Oro vestita dei colori del Napoli 1987. Non ricordo quando la consumai né con chi ma sono felice di non averla buttata, perché al momento uno non pensa che quella cosa s’intriderà di magia, anzi un’ottusa presunzione suggerisce che non avremo certo bisogno dell’oggetto per ridestare memorie. È una bugia.

Ci ricorda Borges che le cose da niente, persino i portachiavi, le lime e i chiodi ci sopravviveranno: “Durarán más allá de nuestro olvido; / no sabrán nunca que non hemos ido”. Perciò lasciamo ad altri, un domani, l’incombenza di svuotare la soffitta delle nostre fetenzie. Intanto ci servono”.

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